Sabato 27 aprile 2024, ore 3:55

Il ritorno dell’ipnosi

di PIERPAOLO ARZILLA

Gustave Courbet, Auguste Rodin, Salvador Dalí, Andy Warhol, Tony Oursler: la prova provata che arte e ipnosi non hanno mai nascosto simpatie reciproche, e che in certi casi si sono rivelate vere e proprie attrazioni fatali. L’ipnosi, dunque, come pratica medica che dà forma e sostanza all’ispirazione, che è pulsione creativa e scandalo dell’inconscio. Hypnose: Art et hypnotisme de Mesmer à nos jours, è il libro che racconta, con molte illustrazioni, proprio la storia dell’invaghimento autentico delle arti visive per l’ipnosi. Che dopo essere stata poco invocata, se non addirittura accantonata, dalla storia dell’arte, sembra ora vivere una rinascita, non solo nell’interesse stesso della cultura scientifica ma anche nell’immaginario popolare. Nello specifico, sembra proprio che l'arte moderna e contemporanea siano quasi ossessionate dall’ipnosi. Molti artisti ne hanno imparato le tecniche per creare nuove forme e mettere lo spettatore “sotto controllo”. In questo senso, non è passata inosservata a inizio 2020 la mostra organizzata dal Museo delle arti di Nantes, che ha rappresentato un inedito nella storia delle esposizioni. Mai prima di un anno fa, una mostra aveva avanzato l’ipotesi che l'arte moderna, dalla fine del diciottesimo secolo ai giorni nostri, fosse stata ispirata dalle teorie sull’ipnosi del medico viennese Franz Anton Mesmer (1734-1815), dello psichiatra americano Milton Erickson (1901-1980), e dagli esperimenti del neurologo Jean-Martin Charcot all'ospedale Salpetrière nel 1880. Merito della mostra di Nantes, spiegava il curatore e professore di storia dell’arte contemporanea, Pascal Rosseau, è stato quello di mettere in discussione il rapporto tra arte e ipnosi, con due vocazioni. La prima, sul piano creativo, per capire cioè come gli artisti hanno utilizzato questo stato di coscienza modificato, tra veglia e sonno, per creare nuove forme in modo diverso; la seconda, su come veniva recepita l'opera d’arte, e come gli artisti hanno utilizzato tecniche ipnotiche per produrre opere che mettono lo spettatore sotto controllo. Hypnose, che non ha caso fa anche da catalogo ufficiale alla mostra, che verrà replicata sempre a Nantes, fino al 14 marzo 2021, ha proprio lo scopo di rileggere, per la prima volta, gli stretti legami che le pratiche artistiche hanno mantenuto con una storia culturale dell’ipnosi, su quei dispositivi di influenza e attrazione esercitati sullo spettatore nell'età moderna, per esplorare ulteriormente l'interesse degli artisti per le modalità di trasmissione dell’emozione in uno stato di coscienza alterato. Dieci anni prima della Rivoluzione Francese, il medico viennese Franz Anton Mesmer trasferitosi a Parigi, sperimentò una nuova pratica terapeutica, denominata “magnetismo animale”, che in seguito diventerà l’ipnotismo. Da quel momento non pochi artisti d’oltralpe si sono impadroniti della materia: dalle stampe alle performance artistiche contemporanee, tra cui Gustave Courbete e Marcel Duchamp, e poi il cinema, l’arte psichedelica e la scultura. Le arti, del resto, che siano plastiche, musicali o sceniche, sono intrinsecamente ipnotiche, per mezzo dello sguardo, l'attenzione che focalizzano nella contemplazione meditativa. E’ stato Marcel Duchamp, con le sue spirali ipnotiche, che influenzeranno un'intera arte ottica, e prima di tutto l'arte cinetica, poi l'arte popolare dei manifesti di concerti psichedelici degli anni hippie, con i suoi profumi psicotropi, il primo grande artista a credere nel binomio ipnosi-creatività. E nel cinema, sono diverse le opere che fanno appello direttamente all’ipnosi. Tra queste, Cuore di Vetro, del 1976, del regista e attore tedesco Werner Herzog, considerato tra i più importanti esponenti del cosiddetto nuovo cinema tedesco, sviluppatosi tra gli anni ‘60 e gli anni ’80. Il film è ambientato in un villaggio bavarese del diciottesimo secolo (guarda caso). Quasi tutto il cast, con l'eccezione del protagonista Josef Bierbichlere, recitò in stato di ipnosi, effettuata dal regista in persona. Parte dei misteriosi dialoghi fu improvvisata dagli attori ipnotizzati. Herzog affermò che avrebbe voluto comparire di persona all'inizio del film e ipnotizzare, dallo schermo, gli spettatori che avessero voluto vedere il film in stato di ipnosi.

( 11 gennaio 2021 )

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