Chi l'ha conosciuto, lo porterà per sempre nel cuore. Era impossibile non amare Giovanni Gastel, nipote di Luchino Visconti di Modrone, per la sua bravura come fotografo senz'altro, ma anche per le sue gentilezze, il suo calore, la sua innata galanteria mai fané.
Un signore d'altri tempi che ha saputo, come pochi, cogliere il senso più profondo e segreto di questi intensi e drammatici anni che stiamo attraversando.
Mancato il 13 marzo 2021 in seguito a complicazioni dovute al Covid ha lasciato nella sua Milano un grande vuoto e ora Triennale Milano gli rende omaggio, con non una, bensì due mostre, allestite, non a caso, fino al 13 marzo 2022, giorno del primo anniversario senza di lui: The people I like, in collaborazione con il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, e I gioielli della fantasia, in collaborazione con il Museo di Fotografia Contemporanea.
Auspico che soprattutto i più giovani possano accostarsi alle Sue stupende fotografie con quello stesso senso di ammirato stupore e innata gioia di vivere che hanno sempre ispirato la Sua stessa esistenza.
The People I Like, a cura di Uberto Frigerio con allestimento di Lissoni Associati, presenta oltre 200 ritratti che sono la testimonianza dell’immensa varietà d’incontri che ha caratterizzato la lunga carriera di Gastel. Un labirinto di volti, pose, sogni di personaggi del mondo della cultura, del design, dell’arte, della moda, della musica, dello spettacolo, della politica.
In parallelo, la mostra I gioielli della fantasia, realizzata in collaborazione con il Museo di Fotografia Contemporanea, presenta uno dei primi lavori di successo internazionale di Giovanni Gastel: 20 immagini parte di un più
ampio progetto commissionato all’autore da Daniel Swarowsky Corporation nel 1991 per l’omonimo libro e la mostra di gioielli del XX secolo, entrambi curati da Deanna Farneti Cera.
'Giovanni Gastel è stato un sofisticato ritrattista del mondo-racconta Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano-Non solo visi, ma corpi, mode, gioielli, tessuti, ambienti. Con un sorriso, faceva sembrare facile il gesto infallibile e preciso di un grande fotografo. Il suo lavoro si è intrecciato più e più volte con i percorsi di Triennale, cui aveva regalato idee, progetti e ispirazioni.
Con queste due mostre la nostra istituzione rende il primo doveroso omaggio a questo genio generoso e scanzonato che Milano e l’arte hanno perso, troppo presto'.
Auspico che soprattutto i più giovani possano accostarsi alle Sue stupende fotografie con quello stesso senso di ammirato stupore e innata gioia di vivere che hanno sempre ispirato la Sua stessa esistenza.