Sabato 27 luglio 2024, ore 2:30

Mostre

L’America di Bob Dylan

di DUCCIO TROMBADORI

Bob Dylan è un poeta che non ha bisogno di presentazioni. Lui la poesia la scrive, se la canta e se la suona con la sua metaforica fantasia ebraica e impone al folk americano l'accento di uno stile vaticinante inconfondibile.

Bob Dylan ha un maestro che ha imitato nei toni, nei contenuti e nel modo erratico di cantare il disagio dei poveri e degli emarginati: Woody Guthrie, che prima di lui è stato poeta, musicista, cantante di sé stesso. Ora Dylan lo ricorda in trasparenza come antesignano di quel suo dissacrante approccio alla 'scena americana', uno sguardo senza veli sul mastodontico 'Gigante' con le sue autostrade, le sterminate ferrovie, gli snack bar illuminati a giorno, gli incontri di boxe, gli hotel a ore, i supermarket, e tanti altri luoghi deputati a decantare l'immagine della civiltà di massa più celebrata al mondo, con la sua potenza capitalista e il contrasto di ricchezza esuberante e di reietta miseria.

Tutto ciò Guthrie ha cantato dando il 'la' al discepolo Bob che lo ha esaltato con successo strabiliante di ascolti.

Oggi però (come accadde del resto anche a Guthrie) egli tocca anche il lato visivo di ciò che ha suggerito in parole e musica: e mette in mostra i suoi appunti, gli schizzi, gli accordi di parola e disegno, fino a lasciar parlare larghe vedute della vita dei poveri diavoli che negli Usa sbucano dai metro, sostano per via, sbarcano come posso il lunario dominati dal miraggio di un paradiso fatto di insegne pubblicitarie alla AndyWarhol.

Bob Dylan, pittore: che se lo aspettava? Ma il poeta è tutt'uno alla fisarmonica, al microfono con la penna o il pennello alla mano: ed ecco spuntare alla fine 'Retrospectrum', questa preziosa, istruttiva ed avvincente esposizione di opere figurative che Dylan ha messo insieme a partire dagli esordi della sua vita artistica fino ai giorni nostri.

La mostra si è aperta al MAXXI di Roma (resterà fino al 30 Aprile prossimo) e tutto lascia prevedere che sarà un grande successo di pubblico.

Cosa si vede? I quadri e i disegni, dice Dylan, “raccontano il paesaggio americano come lo si vede attraversando il paese, osservandolo per quello che è, restando fuori dalle grandi arterie, e percorrendo solo strade secondarie, in totale libertà” .

Questa scelta taglia corto sulle intenzioni dell’autore di “Like a rolling stone”. La sua poesia è gravida di cultura, ma non per questo rinuncia al supremo alimento di una visione fresca e sincera, cioè immediata della realtà rappresentata.

Erede in ciò della migliore tradizione figurativa realista americana, Dylan guarda e assimila il mondo della cultura “pop” ma non se ne fa irretire sul piano estetico: uomini, donne, cose, tutto ciò che egli vede, più che “oggetto pubblicitario” diventa passione per il documento oltre che domanda sul senso della vita, sulla effettiva corrispondenza di parole e cose.

Si risente nel tratto e nella luce cristallina di certi suoi piani ravvicinati, la lezione di Hopper e Bellow e di tutta la scuola realista che accompagnò la tumultuosa cavalcata degli anni 30 negli Usa, alle prese col dramma sociale della Grande Crisi, coll’erra tico spostamento di intere famiglie alla ricerca di lavoro verso Ovest, così ben tracciato nei libri di Steinbeck e le loro versioni cinematografiche (“Uomini e topi”, Furore”) con l’indimentica bile Henri Fonda.

Dylan è figlio di questo sguardo penetrante e indagatore, e i suoi paesaggi cosi freschi e luminosi si impongono come “narrazioni” di una America giunta al punto della sua storia in cui, molto più che autocelebrarsi, conta davvero l’esame e il giudizio autocritico.

Velocità, avanzata tecnologica, concentrazione industriale, monopolismo finanziario, sono tutti ingredienti di una macchina che per funzionare deve rispondere a profondi bisogni umani, anziché aggravarli nel segno della solitudine e della emarginazione. Questo panorama Dylan lo fa emergere collegando i testi delle sue canzoni a disegni emblematici tratti da una strada, dall’in terno di un negozio o d una abitazione. E’ emozionante per esempio il mondo che egli fa emergere descrivendo la vita di New Orleans, luogo che gli fu caro e che dette vita ad alcune sue celebri composizioni come Highway 61 revisited, dedicata alla famosa strada 61 la principale arteria del country blues: “…era la stessa strada-ha scritto Dylanpiena delle stesse contraddizioni, le stesse città con un solo cavallo, gli stessi antenati spirituali... Era il mio posto nell'universo, l'ho sempre sentito come se fosse nel mio sangue…'.

Non è una “america amara” quella che emerge dalla mano e dalla mente di Bob Dylan pittore, ma è un sintetico, lucido, e penetrante resoconto visivo di quanto accade nel paese che incarna più di ogni altro i cosiddetti “valori dell’Occi dente”. Guardare l’Ame rica di Bob Dylan, non implica dunque tanto una compiaciuta ammirazione per l’autore e per l’opera. Reclama soprattutto meditata riflessione sul significato delle “cose viste”, e su come affrontarle in vista del futuro prossimo venturo.

( 27 dicembre 2022 )

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