È l’ultima fatica letteraria di Raffaele Nigro, Il cuoco dell’Imperatore edito da La Nave di Teseo, e cade a 35 anni dal premio Campiello che lo scrittore di Melfi si aggiudicò con il romanzo I fuochi del Basento. In questo arco temporale, Nigro ha dato alle stampe molti altri romanzi e saggi storici, articoli e riflessioni che vedono al centro il Meridione e la sua controversa storia. Allora come in questo romanzo, è la narrazione storica, epica e lirica che fa di Raffaele Nigro un autore originale nel panorama letterario nazionale e non solo. Nigro, in questo ultimo romanzo, ci apre un universo inedito su una personalità di ampio respiro europeo, di vedute lungimiranti: Federico II Hohenstaufen. La sua articolata e costante attività eleva ogni suo movimento ad estrema curiosità intellettuale, non disgiunta a mire imperiali e di assoluta imposizione delle proprie idee, certamente in contrasto con il corso storico di una epoca, il Duecento, fatta anche e soprattutto di superstizioni, di incessanti lotte fra potere papale e quello imperiale. Ma Nigro va anche oltre, mette in luce amori impossibili e matrimoni di convenienza, partendo da un servitore che dalla cucina vede il decorso della storia secondo una propria visione. A Nigro tuttavia, che da sempre indaga con ostinata propensione intellettuale il meridione nel cuore del Mediterraneo, interessa disegnare anche e soprattutto il profilo di un imperatore energicamente diverso da tanti regnanti del suo tempo, aperto come era alla conoscenza di arti e natura, di popoli e di regine, troppo avanti rispetto al suo tempo.
L’epica di Nigro ci conduce nel 1208, siamo a Melfi la città dove Federico II emanò le Costituzioni dette anche Liber Augustalis ( 1231). Guaimaro delle Campane assiste all’uccisione di due carbonai ebrei. Preso dal panico, anziché aiutare i due feriti si dà alla fuga.
Grazie alle sue conoscenze mediche e alle doti nell’arte culinaria, verrà scelto come cuoco ufficiale del giovane re di Sicilia e di Germania e come figura addetta alla salvaguardia della sua salute. Entrerà quindi in un mondo di letterati, di giuristi, scienziati e filosofi di cui Federico si circondava e ne era mecenate. Unna narrazione avvincente non senza ironia e pathos.