Martedì 1 luglio 2025, ore 1:58

Libri

La lunga vita di una Faina

di ENZO VERRENGIA

Non c’è un confine tra la fiaba e la letteratura. Da Esopo a Perrault, per proseguire con i fratelli Grimm, Andersen, Calvino e Rodari, il territorio della narrazione fantastica finalizzata a una morale occupa un’ampia superficie dell’immaginario. Ne fa riprova il Premio Campiello assegnato al giovane Bernardo Zannoni per il suo romanzo “I miei stupidi intenti”. Allegoria di animali antropomorfi, conserva la matrice dei grandi classici per l’infanzia, stavolta però destinata al pubblico più che adulto del terzo millennio e della società postmoderna.

La voce narrante è quella di una faina, Archy, frutto della nidiata che partorisce la vedova di Davis, ladro di galline ucciso dal fattore Zò. Per lei i figli sono una maledizione e riserva loro un trattamento darwiniano, di cui è vittima il protagonista. Divenuto zoppo in seguito alla caduta da un albero, viene espulso dal nucleo familiare e affidato a Solomon, una volpe che pratica lo strozzinaggio nella comunità boschiva di questi animali parlanti e pensanti.

Per Archy, il maggior dolore è il distacco da Louise, la sorella, con la quale ha preso ad accoppiarsi nel corso della stagione degli amori. Il concetto di incesto non appartiene alle specie che non siano umane e segnate dai tabù culturali.

Archy diventa schiavo di Solomon, guardato a vista da Gioele, un cagnaccio che sostiene di essere nato da un nido di vespe. Poi il suo negriero lo promuove apprendista e gli insegna a leggere e a scrivere. Per Archy si aprono orizzonti di conoscenza e di pensiero. Capisce i criteri con cui Solomon prende nota degli affari e rapidamente si evolve. Fino alla scoperta di Dio. La volpe infatti vuole assurgere alla condizione umana nell’afflato spirituale che nutre per l’essenza divina.

Come in una tavola pittorica, il paesaggio che circonda Archy viene raffigurato da Zannoni alla stregua di un bestiario medievale, dove ciascuno occupa un posto e un ruolo confacenti.

La faina apprende della morte di Louise e ne trova addirittura il cadavere sepolto dalla neve. Il dolore che lo strazia non gli impedisce di desiderare Anja. Con l’aiuto surrettizio di Gioele, Archy batte il rivale Biko e porta via con sé la faina che sarà sua compagna e madre dei figli concepiti insieme a lui. Però tenta di praticare sulla prole lo stesso darwinismo subito dalla madre. Sta per divorarli per placare i morsi della fame nel lungo e gelido inverno.

Anja lo abbandona e per Archy si para una vecchiaia consolata solamente dalla compagnia di Klaus, un istrice che lo accoglie nella sua tana.

Bernardo Zannoni fa compiere ai lettori una trasvolata nel pieghe di una natura priva delle concessioni che fungono da paravento alla società umana, eppure spietatamente sottesa a questa comunità zoologica tutt’altro che somigliante all’universo ameno dei Puffi.

( 22 settembre 2022 )

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