Giovedì 18 aprile 2024, ore 2:18

La verità e i suoi nemici

di STEFANO CAZZATO

Questo libro è uscito nel 2019. Se ne è parlato, ma è il caso di riprenderne la lezione perché l’informazione al tempo del Covid - col suo valzer di numeri e di criteri statistici - ha messo drammaticamente in luce il cortocircuito che c’è tra verità e democrazia e il bisogno, anzi l’urgenza, di farle procedere insieme.
Già in copertina il libro di Franca D’Agostini e Maurizio Ferrera (La verità al potere. Sei diritti aletici) esprime questa urgenza morale: “Ci servono nuovi diritti, e una nuova idea di politica democratica, per tutelare il nostro bisogno di verità e fermare la circolazione incontrollata di insensatezze e falsità dannose per tutti”.
Ecco perché, nell’epoca delle fake news, il concetto di verità deve diventare “centrale nelle nostre idee e nelle nostre vite”, ma qui la posta in gioco non è la verità rivelata, infallibile, escludente, aprioristica, che chiude la discussione prima ancora di aprirla, ma la verità quale concetto “inferenziale, discussivo, ispettivo, dubitativo”. E’ il diritto di sapere più che il monopolio del sapere.
Così la definisce Franca D’Agostini nella prima parte di questo lavoro dove, messa a punto la relazione che c’è tra la funzione concettuale della verità e la democrazia (relazione ampiamente analizzata in chiave giuridica e sociologica da Maurizio Ferrera nella seconda parte del libro) si procede all’individuazione dei cosiddetti diritti aletici: “il diritto di essere informati correttamente e di non essere ingannati e fuorviati e di ricevere un’informazione tale da metterci in grado di discriminare, per quanto possibile, il vero dal falso; di essere riconosciuti come fonti affidabili di verità … di disporre di un sistema scientifico e di autorità epistemiche affidabili; di vivere in un ambiente culturale in cui questi diritti vengono riconosciuti e tutelati e in una cultura e in una società in cui sia riconosciuta l’importanza della verità nella vita privata e pubblica degli esseri umani”.
Questi diritti riguardano sfere di applicazione come la comunicazione, la scienza e la cultura e coinvolgono sia gli individui che li chiedono sia le istituzioni pubbliche che sono chiamate a riconoscerli e promuoverli. Lo Stato (il discorso vale per i regimi autoritari ma anche per le democrazie) non può non venire incontro alle richieste di verità e di trasparenza che provengono dalla società, da gruppi, da movimenti, da singoli, qualora ci sia solo il sospetto che le cose non stiano come viene raccontato ma in un altro modo. E non può permettere che la menzogna, la demagogia, la manipolazione abbiano il primato sulla ricerca della verità. E sono, altresì, diritti in base ai quali ogni società può costituirsi come una comunità di soggetti che producono discorsi e argomenti, pubblicamente e razionalmente verificabili, in vista del bene comune. La questione aletica è anche, e soprattutto, una questione etica.
In questo senso la verità, oltre che essere un concetto discussivo, rivela anche un salutare potere contrastivo nei confronti dei suoi nemici: i dogmatici, i quali credono che esista una verità unica, la loro; i relativisti radicali e ideologici, per cui tutto diventa opinabile e equivalente; e i fabbricanti consapevoli del falso: quelli che dicono il falso, non perché lo credono vero, ma sapendo di dirlo e volendo dirlo, che inquinano il dibattito politico confezionando “fatti in modo ritenuti potenzialmente redditizi per il consenso”.
Ma fra i nemici della verità ce ne sono anche di più insidiosi e sofisticati: chi trasforma posizioni ideologiche in leggi di natura inconfutabili (come fanno le elites mondiali con le teorie economiche); chi contesta la scienza non sapendo però offrire, come contropartita, procedure improntate al rigore e all’oggettività. Ma anche chi impedisce all’opinione pubblica di verificare e controllare i pronunciamenti della scienza: allo stato attuale delle cose, c’è poco di aletico nel modo in cui l’Oms ha ritirato il rapporto critico di alcuni ricercatori in merito alla gestione italiana della pandemia di cui ha ampiamente parlato Report.
Il punto è che per la verità bisogna anche lottare, spendersi, come per gli ideali (è di un super-ideale in effetti si tratta), così come bisogna combattere contro il suo occultamento. Bisogna che “salviamo il soldato V”.
Del resto, come ci insegna la filosofia antica (in particolare l’età d’oro dei sofisti, di Socrate, Platone, Aristotele), il concetto di aletheia non può essere separato da quello di doxa, né da quello di polemos: la verità è combattiva, agonistica, antagonistica. Come molti ideali, si scontra con gli interessi e, talvolta, con quell’interesse supremo chiamato ragion di Stato. Ed è combattiva non solo perché, come detto, la sua ricerca entra spesso in collisione con la tendenza di istituzioni e gruppi di potere a nascondere i fatti o a fornire mezze verità, allo scopo di auto-proteggersi, ma anche perché non c’è verità se non c’è dialettica, confronto serrato tra opinioni diverse finalizzato non alla vittoria dell’uno o dell’altro dei contendenti, ma a quel terzo che è appunto la verità o comunque qualcosa che supera e mette d’accordo entrambi; siano essi i fatti, la dura, rocciosa realtà delle cose, o un valore che vale di più di altri perché razionalmente fondato, logicamente sostenuto (non è questa in fondo la lezione socratica dei dialoghi?).
La conversazione è sempre controversia, e se fossimo d’accordo su tutto - è quasi inutile ribadirlo – non ci sarebbe bisogno nemmeno di prendere la parola, di formulare giudizi e punti di vista, di articolare la critica, di rivendicare legittimamente di fronte a qualcuno e su qualcosa la convinzione di avere ragione e perché.
La stessa libertà di pensiero dell’individuo (cioè quella combinazione di capacità logiche e dialogiche che lo distinguono dagli altri esseri viventi, facendone un zoon politikon che cerca il meglio per sé e per gli altri) si atrofizzerebbe, come si atrofizza un muscolo quando non viene usato: così diceva John Stuart Mill (spesso richiamato in queste pagine) nel suo saggio “On Liberty”.
L’urgenza di questo lavoro sta dunque nel portare all’interno del dibattito pubblico nuove questioni, ad affrontarne altre in un’ottica diversa, facendo attenzione a questo soggetto spesso dimenticato o calpestato che è l’aletheia.
In chiave educativa, inoltre, è innegabile che non ci possa essere educazione civica senza educazione aletica, perché alla base delle virtù civiche ci sono virtù logiche. E siccome la logica è una parte importante, fondamentale, della filosofia, non c’è civismo senza filosofia.
F. D’Agostini, M.Ferrera, La verità al potere. Sei diritti aletici, Einaudi, 2019

( 16 gennaio 2021 )

Filosofia

L’ontologia di Severino

Tra i maggiori pensatori del secondo Novecento, è stato il massimo esponente del nichilismo odierno, rivisitato sulla scorta dei classici greci, a cominciare dal Parmenide

  • Email Icon
  • Facebook Icon
  • Twitter Icon
  • Pinterest Icon
Commenta Icona

Mostre

Cézanne e Renoir a confronto

Una grande mostra a Palazzo Reale-Milano per celebrare i 150 anni dalla nascita dell'Impressionismo

  • Email Icon
  • Facebook Icon
  • Twitter Icon
  • Pinterest Icon
Commenta Icona

Magazine

Via Po Cultura

SOLO PER GLI ABBONATI

Nel “Discorso sul metodo” Cartesio non fissa solo sul modello delle matematiche i principi del conoscere ma anche quelli della morale

  • Email Icon
  • Facebook Icon
  • Twitter Icon
  • Pinterest Icon
Commenta Icona

FOTO GALLERY

Immagine Foto Gallery

© 2001 - 2024 Conquiste del Lavoro - Tutti i diritti riservati - Via Po, 22 - 00198 Roma - C.F. 05558260583 - P.IVA 01413871003

E-mail: conquiste@cqdl.it - E-mail PEC: conquistedellavorosrl@postecert.it