Giovedì 25 aprile 2024, ore 15:16

Mostre

Le Acque Chete di Bonomi

di ELIANA SORMANI

Percorsi che si intrecciano e che attraverso il filo dell’ironia si raccontano all’interno della mostra personale di Corrado Bonomi “Acque Chete” allestita presso l’Acquario Civico di Milano dal 18 gennaio al 26 febbraio.

Un’occasione per affrontare e riflettere su temi urgenti e importanti che riguardano la sostenibilità e la diversità presente nell’ambiente marino “con leggerezza”, come dichiara l’artista, che aggiunge “Per me l’ironia è un’arma di difesa. Preferisco essere ironico che cinico”.

Considerato uno tra i principali esponenti dell’arte Concettuale Ironica a livello internazionale, Bonomi ha saputo nell’arco della sua carriera affrontare temi importanti caricandoli di umorismo, non certo per privarli della loro importanza, ma piuttosto per facilitare nel pubblico la loro interiorizzazione stimolandone un ulteriore approfondimento.

Nato a Novara nel 1956 Bonomi, esordisce nel mondo dell’arte a partire dal 1983 e da allora è presente nel panorama artistico internazionale con le sue opere, espressione di perfetto sincretismo tra l’oggetto pittorico e il materiale.

Tra continui rimandi letterari, mitologici, musicali e artistici, l’allestimento milanese, curato da Alberto Fiz, presenta il tema del mare attraverso una ventina di opere tra sculture, pitture e installazioni, alludendo alla fragilità del nostro ecosistema, continuamente minacciato dalla ricerca di profitto e guadagno e indifferente ai bisogni dei più poveri oltre che della natura stessa. A partire dal titolo stesso la mostra allude ironicamente alle insidie e sorprese che essa, così come il mare, nasconde.

L’allestimento, che si apre con l’installazione “Ventre della balena”, una site specific costituita dall’artista appositamente per l’occasione con vertebre e costole di un cetaceo in polistirolo, invita il visitatore ad andare al nocciolo delle questioni, entrando proprio nel “Ventre della balena”, come indica il titolo dell’opera, emulando il piccolo pinocchio posto sul fondo accanto ad una candela simbolo di conoscenza. Il richiamo evidente alla favola di Pinocchio, e non solo, costituisce nello stesso tempo un’allusione al bisogno dell’artista di creare con le sue mani dalla materia informe un oggetto vitale portatore di un’idea, proprio come fa Mastro Geppetto, aiutando il visitatore a acquisire consapevolezza della realtà in modo divertente. Tra vascelli fantasmi che veleggiano verso l’alto (allusioni al Vascello fantasma di Richard Wagner), sculture di coccodrilli in cui lo spettatore specchiandosi ha la sensazione di essere inghiottito (chiari riferimenti al racconto di Dostoevskij Il coccodrillo: un caso straordinario); un enorme modello di capodoglio che porta sul suo dorso una moltitudine di migranti in miniatura; una barchetta dell’arte che naviga in un orinatoio, omaggio irriverente a Duchamp, sottolineato dal titolo “Navigar nel periglioso mar delle avanguardie”; alle due riproduzioni di Arcimboldo create con assemblaggi di creature marine in materiale plastico, fino all’opera “Il sogno di Claude” dove appare un Monet in miniatura che dipinge seduto sopra una foglia di Ninfea galleggiante riflessa sull’acqua, la mostra svela di opera in opera attraverso continui rimandi colti, i limiti e i problemi che in fondo attanagliano il nostro mondo e che spesso un artista riesce a vedere nella loro essenza, capace di anticipare anche situazioni invisibili agli uomini comuni, come dimostra l’opera creata nel 2009 “Arca di Noe”, all’interno della quale trovano posto 12 provette piene di liquidi colorati che simulano dei virus, sotto una bandiera con il simbolo di rischio biologico: una sorprendente premonizione della pandemia che solo l’intuito profondo di un vero artista aveva potuto prevedere.

( 30 gennaio 2023 )

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