Martedì 23 aprile 2024, ore 11:26

Mostre

Le guerre di Robert Capa

di ELIANA SORMANI

Oggi che i venti di guerra soffiano sempre più vicini a noi, nessuna mostra fotografica poteva essere più potente e significativa di quella allestita presso il Mudec di Milano dedicata a Robert Capa in occasione dei 110 anni dalla sua morte; lui che, testimone diretto con le sue fotografie di molteplici conflitti, arrivò a dichiarare “Come fotografo di guerra, spero di restare disoccupato fino alla fine della mia vita”.

Convinto che “Una foto è il ritaglio di un fatto, che mostra la realtà vera a chi non era presente molto più dell’intera scena”, egli si muoveva sul campo, spalla a spalla con chi la guerra la combatteva in prima linea, perché solo vivendola poteva comprenderla e quindi rappresentarla compiutamente, tanto da poter affermare che “Se le foto non sono granché, vuol dire che non eri abbastanza vicino”. La mostra ripercorre attraverso 80 stampe originali (di cui alcune mai esposte in Italia), documenti d’epoca e una rara intervista del secondo dopoguerra, alcuni tra i momenti più significativi della storia del Novecento, che con grande maestria Robert Capa, al secolo Endre Friedmann, aveva immortalato con i suoi scatti, non sempre perfetti dal punto di vista tecnico ma fondamentali per testimoniare in modo diretto e autentico eventi e persone grazie al suo modo di essere dentro l’azione. E fu proprio dentro l’azione che perse prematuramente la vita nel 1954 a Thai Binh durante la guerra in Indocina. Un destino che, già un ventennio prima, nel 1937, sul fronte spagnolo, aveva colpito la sua compagna di vita, la fotoreporter Gerda Taro. Di origine ungherese, ma naturalizzato americano, Robert Capa inizia presto a muoversi nel mondo del fotogiornalismo e partecipa per oltre un ventennio a quelli che sono i conflitti e gli eventi più significativi della storia del XX secolo: dagli esordi a Berlino e Parigi (1932-37) alla guerra civile spagnola (1936-39); dall’invasione giapponese in Cina (1938) alla Seconda guerra mondiale (1941-1945); dal reportage di viaggio in Unione Sovietica (1947) a quello sulla nascita di Israele (1948-1950) fino all’ultimo incarico in Indocina (1954), dove incontra la morte. Il suo obiettivo si ferma spesso su personalità di rilievo colte in momenti particolari della loro esistenza come in atteggiamenti quotidiani.

Essi vanno da Lev Trocky a Chiang Kai-shek e Zhou Enlai fino a De Goulle mentra entra a Parigi appena liberata, come a Picasso mentre esce dalla porta di casa. Ci sono poi i volti anonimi dei contadini siciliani, dei civili in fuga dalla guerra e dai bombardamenti, dei soldati sul campo di battaglia, fino alle immagini dello sbarco in Normandia. In tutti gli episodi e soggetti fotografati egli riesci a cogliere attraverso lo sguardo il pensiero, le emozioni, la gioia e il dolore, le paure e le loro speranze consegnandole alla storia.

La mostra dal titolo “Robert Capa. Nella storia” curata da Sara Rizzo e allestita in collaborazione con la Magnum Photos, di cui lui stesso fu membro fondatore nel 1947, è divisa in 7 sezioni organizzate secondo un ordine cronologico e di eventi. n vero e proprio insieme di capolavori artistici che oltre al valore storico offrono al visitatore un’opportunità di riflessione sugli orrori della guerra, senza filtri o retorica, in un momento come quello che stiamo vivendo oggi in cui sembra che ancora una volta a vincere siano le assurde “ragioni” della violenza e delle armi.

Robert Capa. Nella storia, MUDEC Milano, 11 novembre-19 marzo 2023

( 6 marzo 2023 )

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