Giovedì 25 aprile 2024, ore 4:17

Protagonisti del Novecento

Marilyn nella Guerra Fredda

di ENZO VERRENGIA

Nella notte fra il 4 e il 5 agosto 1962 il presunto omicidio, mascherato da suicidio, di Marilyn Monroe fu il tragico effetto collaterale di qualcosa di complesso che avrebbe potuto includere le attività della CIA, la crisi cubana e la lotta alla criminalità organizzata da Bob Kennedy, Procuratore Generale, ossia Ministro della Giustizia, nell’apparato istituzionale di Washington?

Tutta la carriera di Marilyn Monroe, si consumò nella fase più acuta della Guerra Fredda. Nel 1954, era a Seul, per intrattenere i Marines che combattevano in Corea, il primo conflitto in tempo di pace che vedeva gli Stati Uniti reagire all’avanzata del comunismo in Asia e nei Paesi del Terzo Mondo.

Questa pratica sarà poi teorizzata e sviluppata proprio dai fratelli Kennedy con la famosa “ dottrina della controinsurrezione”.

Essa consisteva nell’evitare la guerra nucleare con una contrapposizione capillare a ogni tentativo di espansione sovietica attraverso le cosiddette guerre di liberazione nazionale. Portata all’estremo, la dottrina spinse l’America a impegnarsi nel Vietnam.

Marilyn Monroe ignorava questo disegno di politica internazionale, ma di fronte all’entusiasmo che le manifestarono i Marines dichiarò: « È stato forse l’unico momento della mia vita in cui mi è parso di essere realmente utile a qualcuno. » L’ennesima manifestazione del bisogno di affetto di una personalità tormentata, ma anche di patriottismo rimarcato.

Un altro effetto della Guerra Fredda nella sua vita privata venne dal matrimonio con il drammaturgo Arthur Miller. L’autore di Morte di un commesso viaggiatore era comparso davanti al famigerato HUAC ( House Committee on Un- American Activities, comitato d’inchiesta sulle attività anti- americane) del senatore McCarthy, responsabile della compilazione delle liste nere che tolsero il lavoro a migliaia di persone sospettate di

simpatie comuniste. Miller, al contrario di qualche altro, non tradì nessuno.

Le ipotesi fin qui emerse sono tre. La prima è quella di una responsabilità diretta dei Kennedy. Dopo che anche Bob l’ha scaricata, si vogliono evitare le minacciate dichiarazioni pubbliche della Monroe sui suoi legami preferenziali con la Casa Bianca. La seconda vede in azione la CIA, che attraverso le intercettazioni ha scoperto che l’attrice sa di troppe “ sporche faccende” dalle sue conversazioni con Bob.

La terza, più elaborata, riporta in ballo Jimmy Hoffa e la mafia. Per incastrare il Procuratore Generale e convincerlo a desistere dalla sua lotta alla criminalità organizzata, lo si sarebbe attirato a casa di Marilyn Monroe. La donna sarebbe stata debitamente imbottita di barbiturici per inscenarne un tentativo di suicidio e filmare la scena con la presenza di uno sconvolto Bob Kennedy.

Secondo questa tesi, il Procuratore Generale non si presentò, fiutando la trappola.

E, per una delle altre inquietanti coincidenze che Jung definì sincronicità, la Monroe assistette in TV all’insediamento del Presidente Kennedy mentre lei si trovava all’aeroporto di Dallas.

( 4 agosto 2022 )

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