Venerdì 4 ottobre 2024, ore 9:40

Libri

Nei luoghi oscuri di Roma

di STEFANO PETRUCCI

È una vera delizia, pari ai biscotti Gentilini nel caffellatte, il Pata Negra o gli spaghettoni Cavalieri aglio, olio e peperoncino, l’ultima avventura di Marco Paraldi, il giornalista-vinaio uscito dalla fantasia di Fabrizio Roncone, inviato de Il Corriere della Sera, temuto scorticatore di politici e abile giallista. Nella sua nuova avventura, la terza della serie – Il potere di uccidere (Marsilio) – il protagonista che ha cambiato mestiere dopo aver preso a schiaffi un ministro dell’Interno viene contattato dal vecchio capo della tipografia. Un uomo disperato: suo figlio Max, autista di un chiacchierato deputato di un piccolo partito dai voti pesanti, è scomparso nel nulla da giorni. I carabinieri già lo cercano, ma il tipografo non si fida.

Avrebbe l’amico Paraldi la voglia di rimettersi a consumare suole e tacchi come un tempo, tornando a vestire i panni del cronista-investigatore?

Magari non l’avrebbe, perché l’isolamento cui si è consegnato dietro il bancone della vineria chic et pratique di Campo de’ Fiori è solo una forma di autodifesa, se non una vera e propria fuga da tutto quanto amava e vede devastato, ma alla fine Paraldi accetta di rimettersi in pista. Con gli strumenti a lui più cari – l’irrinuncibile fuoristrada Defender, la Moleskine, le Adidas Tobacco, il giaccone Filson, il cardigan Ballantyne – e la colorita umanità che lo circonda, a cominciare dalla bellissima Chicca, la giovane aristocratica che frequenta come una fidanzata ma con la quale evita anche la minima intimità, spaventato com’è di farsi coinvolgere troppo.

L’indagine di Paraldi si svolge in parallelo a quella delle forze dell’ordine (e di altre forze più occulte) e inquadra subito nel mirino l’onorevole per il quale Max lavorava: Pino Pignataro, emblematico esemplare della new age dell’antipolitica, maneggione, corrotto e vizioso oltre ogni immaginazione. Pignataro è cresciuto all’ombra del potente Gianfranco Cannone, ex democristiano naufrago della Prima Repubblica ancora capace di galleggiare con abilità nelle acque infide della politica, da tempo pentito di aver favorito l’ascesa del fedelissimo, ma certo non meno avido e senza scrupoli di lui. Accanto alla pista di Montecitorio, sulla quale Paraldi sciorina tutto il suo know how di giornalista vecchia scuola, anche eticamente vintage, c’è quella che porta alla fidanzata di Max, la ruvida Marika, commessa in un negozio di elettronica, e del truce Dobermann, che di Max era l’istruttore di Mma, ma che è anche molte altre cose ancora.

Quale delle due piste è quella giusta? Per saperlo, bisogna scorrere una dopo l’altra le pagine del bel romanzo di Roncone, abbandonarsi alla sua prosa sempre brillante e ironica, seguirlo – nelle vesti di quel Paraldi così simile per tanti versi al suo autore – per le strade di una Capitale prenatalizia insolitamente sotto minaccia di neve, tra sorprendenti clochard e ricche tentatrici, killer spietati e carabinieri integerrimi, maneschi parvenu e cardinali che pasteggiano solo a champagne, terrazze panoramiche e periferie desolanti, serate con gli amici ultrà a rivivere vecchie partite della Roma come fossero in diretta, citazioni di grandi autori, impeccabili gin tonic e ricette gourmet. Le pagine sono 272, ma leggerle fino all’ultima è tutt’altro che un sacrificio, garantito.

( 6 novembre 2023 )

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