Venerdì 3 maggio 2024, ore 21:06

Mostre

Papaevangeliou, il luogo visibile dell’ invisibile

di DUCCIO TROMBADORI

Dell’artista architetto Giorgios Papaevangeliou Venerdi 26 Aprile si apre una mostra intitolata ICONOSTASI presso lo Studio d’arte GR*A in Via Giovanni Lanza 163. Saranno esposti 100 disegni in cornice, 60 disegni in un libro, 4 lastre incise su ottone, 3 arazzi. L’ esposizione si concluderà domenica 30 giugno.

Luce, linea, contorno e spazio sono elementi di una visione d’insieme che si precisa lentamente nell’ esercizio di una manualità in grado di sciorinare grumi sentimentali disposti sullo spazio bianco nel descrivere paratie e fenditure di una immaginaria panoplìa architettonica: bianco e nero, ombra cromatica, tessitura allusiva di segni e segnali, fanno parte di una poetica costruttiva e al tempo stesso immateriale quale esito quasi impalpabile che suggestiona e persuade, nelle “iconostasi” di Giorgios Papaevangeliou.

Ci si domanda subito, al cospetto di certe babeliche e discriminanti strutture celibi tirate su da un encomiabile e persistente rigatino, quale sia il vero “posto dell’ immagine” che viene così adombrato e messo in opera: sono visibilità allusive, parafrasi dell’esistente o trasparenze effimere del sacro, rivelato finalmente all’occhio dei profani?

L’ idea figurativa di Giorgios non parte da una certezza predefinita, ma da un dubbio, implicito nel formulario di certi suoi astratti portali trapunti da un disegno che traduce il crivello di un incessante domandare: è forse proprio questo dilemma espressivo il “posto” assegnato alla sua elaborata immagine (Iconostasi) equivalente del sacro, incastonato nella rete dei segni, nella reiterata ricerca di un assoluto reso finalmente visibile, vale a dire del tutto “non nascosto” dalle parvenze stesse della invocata trascendenza divina.

In questo discriminante interrogativo o appello quasi mistico dell’espressione collocata tra panteismo integrale ed aspirazione religiosa, si consuma l’ esperienza visiva di Papaevangeliou, che celebra la virtù mitopoietica e l’aseità semantica dei segni, di cui si coglie alla prima il “rigare diritto”, una lezione formale, razionale e costruttiva, derivata dal classicismo astratto di Piero Dorazio; ma ci si accorge al tempo stesso del fibrillante sentimento della luce che traspare appena spolverata sulle griglie fitte del bianco e del nero, col richiamo estetico ai “grattages” di Mario Deluigi, per le scintillanti superfici materiche ricavate dall’ impulso espressivo.

Aldilà del fervore rappresentativo del divino che informa le “porte regali” di Florensky, la visione iconostatica di Papaevangeliou esprime soprattutto un ascendente estetico che predilige il segno come rete o diaframma, e lo spazio come asintoto allusivo. L’ istinto calligrafico da’ forma ad una visione quasi ideogrammatica: come nella “scrittura bianca” di Tobey siamo al cospetto di superfici simboliche di uno stile denso e ossessivo nell’ accenno a forme pure immerse nella luce.

Parafrasi figurativa del goethiano “divano occidentale-orientale”, l’ intreccio poetico di movimento lineare e dirittura della forma associa rarefatte e indefinite atmosfere di luce e colore bizantino all’ emergere di volumi rassodati con ordinata e classica spazialità.

Così il panorama infinito di varianti e la delicata ragnatela di segni messa in scena da Giorgios Papaevangeliou celebra la virtù mitopoietica dell’ immagine, che giustifica in sé la sua estetica ragion d’essere; e sembra quasi concludere che l’Iconostasi, lungi dal rinviare ad impredicabili al di là, si auto-eleva, come la scala di Giacobbe, a luogo visibile dell’ invisibile.

( 22 aprile 2024 )

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