Venerdì 19 aprile 2024, ore 10:33

Libri

Per non abituarsi alle guerre

di ALESSANDRO MOSCÈ

Irene è il simbolo della pace, un nome greco e divino. Irene evita i conflitti, garantisce la conciliazione fisica, mentale, spirituale per un ordine universale, raffigurata con un ramoscello d’ulivo nella sua candida bellezza. È un tema storico quello trattato dallo studioso dei miti David Fiesoli nel suo Il viaggio di Irene (Avagliano, 2023), alla ricerca del senso della tranquillità tra le persone e i popoli. L’autore ci pone subito dinanzi ad un problema di natura geopolitica: l’Occidente, nella storia della filosofia, ha spesso puntato i fari sulla guerra, “immediata e concreta”, più che sulla pace. Oggi siamo passati dalla guerra fredda ad un millennio dove si parla di guerra per la questione dei migranti, per la lotta al Covid, al terrorismo, ai cambiamenti climatici, per il conflitto in Ucraina.

“La guerra infuria e la pace è, diciamo, un pensiero debole”, scrive Fiesoli, rimarcando come in passato sono state le donne come Irene a pronunciare la parola pace, a supplicarla, probabilmente perché la civiltà greca non fu mai maschilista. Fiesoli menziona dei nomi altisonanti, custodi della pace, tra cui, nel tardo Medioevo, Francesco Petrarca, nella sua esortazione alla concordia e al ripudio della smania di potere e conquista. Vengono citati Francesco d’Assisi ed Erasmo da Rotterdam, che nel Cinquecento, facendo leva sul messaggio cristiano, ritenne la guerra la causa di tutti i mali. Kant nel Settecento avviò la nascita del pacifismo moderno (“la vera pace si realizzerà solo quando sarà impossibile fare la guerra”). Se l’Ottocento sembrò essere l’inizio di una collaborazione internazionale per una società pacifista, Marx si dimostrò un idealista che sognava un mondo libero dai conflitti. Il canto luminoso, come intitola uno dei capitoli, segna il passaggio dal Novecento delle due guerre mondiali (ma fu anche il secolo di Ghandi, Martin Luther King e Nelson Mandela), al millennio iniziato con il terrore in America, con gli attentati e le stragi, i genocidi, le guerre nelle nazioni: un secolo che Roberto Calasso ha definito all’insegna dell’“innominabile attuale”. Interessante la prefazione al libro firmata dal cardinale Matteo Maria Zuppi, che annota sapientemente: “Serve viaggiare con Irene, dolcissima e indispensabile compagna di viaggio, non perderla, difenderla, custodirla, amarla, prepararla, desiderarla per chi non la conosce, come le vittime delle guerre infinite alle quali rischiamo di abituarci”. Anche Papa Francesco ripete spesso che bisognerebbe essere veri e propri “artigiani della pace” secondo la natura delle cose, che purtroppo gli uomini violano impunemente.

( 13 marzo 2023 )

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