Venerdì 26 aprile 2024, ore 1:02

Libri

Pierre Lemaitre, sfogliare il Novecento

di MAURO CEREDA

Qual è il libro migliore che ha scritto?”.

“Sarà il prossimo”.

Pierre Lemaitre, scrittore e sceneggiatore francese fra i più apprezzati dal pubblico e dalla critica, ha risposto così alla domanda di una lettrice durante un incontro alla recente 26esima edizione del Festivaletteratura di Mantova (www.festivaletteratura.it).

“Il racconto di un secolo drammatico”, questo il titolo dell’evento che lo ha visto protagonista con Carlo Lucarelli, romanziere, saggista, autore di programmi televisivi che hanno indagato su delitti celebri e misteri d’Italia. Quella che doveva essere un’intervi sta si è trasformata in una chiacchierata, condita di molta ironia, in particolare sulla scrittura e sul mestiere dello scrittore. Lemaitre è partito mettendo in discussione la classificazione per generi utilizzata in letteratura.

“Io vivo in Francia, un Paese che adora le categorie, e sono stato collocato per diverso tempo fra gli scrittori di noir e gialli. In realtà, mentre lavoro, non ho l’impressione di scrivere un romanzo poliziesco o storico, ma solo di scrivere dei libri con gli strumenti di cui dispongo. La cassetta degli attrezzi è sempre la stessa”.

Ma la scrittura è anche una questione di metodo e di istinto. Se Lucarelli ha confessato di non conoscere il finale di un libro mentre ci sta lavorando (per la disperazione degli editori che lo pressano perché temono che non riesca a rispettare le scadenze di consegna), l’autore francese ha dichiarato di comportarsi in tutt’altro modo.

“Io non mi azzardo a scrivere un libro di cui non conosco la fine perché ho il terrore di non riuscire a trovarla. Non ho molta fantasia e quindi se dovessi basarmi su di essa andrei a schiantarmi. Per questo cerco di prepararmi. Ci sono gli scrittori che possono contare sul talento e quelli che devono contare sul lavoro. Io appartengo alla seconda categoria. Il nostro è un lavoro artigianale, anche tecnico, ma conta molto anche l’intui zione”.

Ma da dove nasce l’ispira zione per iniziare un nuovo libro? Lucarelli ha detto di avere bisogno che accada qualcosa nel mondo che gli faccia voglia di ragionarci su e poi di trovare un personaggio che gli racconti una storia. Per Lemaitre è diverso.

“Non è il mondo esterno che mi dà l’idea, ma spesso è una situazione che mi sembra parlare di qualcosa che mi interessa. L’ingrediente di base è la risposta a queste domande: a cosa serve questo libro? La storia che ho voglia di scrivere racconta qualcos’altro dopo, di più profondo? Quando comincio mi faccio guidare da due principi: diffida della scrittura e confida nella scrittura”.

Tradotto: diffidare della scrittura significa non pensare che il libro venga da sé, quasi per istinto naturale, e occorre quindi definire la struttura, gli avvenimenti principali, i protagonisti, il finale; confidare nella scrittura significa non preparare tutto, lasciare spazio alla sorpresa, magari ad una figura a cui non si era pensato, che porta una situazione nuova e riesce ad inserirsi in modo armonioso nel contesto narrato. Uno degli aspetti più belli di questo mestiere è la liberta di potere inventare: storie, ambientazioni, personaggi. E c’è anche il privilegio di concedersi piccole vendette:

Lemaitre ha confessato, fra le risate del pubblico, di avere dato ad alcuni personaggi negativi dei suoi libri il nome di un vicino di casa con cui non andava d’accordo: tal Guéneau. E sempre a proposito di personaggi, se Lucarelli ha evidenziato che i suoi si diverte “a metterli nei guai” per vedere come si comportano di fronte ad un imprevisto, lo scrittore francese ha rivelato un aneddoto.

“Io ho la fama di essere cattivo con i miei personaggi, di essere un padrone molto duro. Mentre scrivevo un romanzo che aveva per protagonista una ragazza di trent’anni, dopo una ottantina di pagine mi sono accorto che non funzionava. Amavo molto questa donna e non volevo che le accadesse qualcosa di brutto. Allora le ho premuto la testa mentre era in acqua in piscina e quando è risalita era perfetta”.

Lemaitre ha poi parlato del suo progetto di “sfogliare” un secolo, scorrendo lungo il Novecento. Nel 2013 ha inaugurato una trilogia di volumi ambientati fra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, raccontando appassionanti vicende individuali e famigliari con sullo sfondo i grandi avvenimenti dell’epoca. Il primo, intitolato “Ci rivediamo lassù”, ha vinto il Prix Goncourt (il premio letterario più prestigioso in Francia). Ad esso sono seguiti “I colori dell’incendio” e “Lo specchio delle nostre miserie”. Ora ha fatto un passo in avanti e con “Il gran mondo” (appena uscito in Italia per Mondadori, come gli altri), accompagna il lettore nel dopoguerra, raccontando la storia della famiglia di Louis Pelletier (facoltoso proprietario di un saponificio) e della moglie Angèle, emigrati da molti anni a Beirut, in Libano, e dei loro quattro figli, tre maschi e una femmina che lasciano la casa in cui sono cresciuti per andare alla scoperta del “gran mondo”, appunto. Un libro che Lucarelli ha definito “bellissimo, ambientato all’inizio degli anni Cinquanta, una saga famigliare che attraversa il mondo, un affresco di quello che era il mondo di allora”. Un romanzo che mescola vicende d'amore, avventura, omicidi, scandali politici e finanziari, la guerra in Indocina e altro ancora. Una lettura insieme drammatica, divertente, commovente, scandita da un ritmo che tiene il lettore legato alla pagina.

Ma l’approccio di Lemaitre è quello del romanziere, non del romanziere- saggista.

“Nel romanzo storico c’è qualcosa di didattico, ciò che succede ai personaggi illustra il periodo in cui si muovono, è come se facessero da spalla. La domanda da porre, in questi casi, è se è più importante la Storia o il romanzo: io ho scelto di dare più importanza al romanzo. Quello che mi interessa è ciò che accade ai personaggi, come si evolvono nella vicenda che racconto”.

Detto in altri termini: in primo piano ci sono i personaggi, sullo sfondo il periodo storico che ha, comunque, un peso rilevante.

“Il gran mondo” è il primo volume di un’altra trilogia che si svilupperà in Francia, nei circa quarant’anni che vanno dalla fine della Seconda Guerra Mondiale alla caduta del Muro di Berlino.

( 6 ottobre 2022 )

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