Roberto Capucci, “lo scultore della seta” fa il suo ingresso alla Triennale di Milano con le sue splendide creazioni, eleganti e seducenti, grazie alla mostra “Metafore.
Roberto Capucci: meraviglie della forma” curata da Gian Luca Bauzano, inaugurata il 17 novembre e aperta al pubblico fino al 9 gennaio 2022, nell’ambito del ciclo “Mestieri d’Arte e Design. Crafts Culture”, iniziativa nata con lo scopo di sostenere, valorizzare e promuovere l’artigianato italiano. Dopo Mirabilia, Vitrea e Fittile, rispettivamente dedicate all’artigianato milanese, alla lavorazione del vetro e alla ceramica, con l’omaggio a Capucci, La Triennale apre uno sguardo al mondo della moda, proprio in occasione dei 70 anni (1951-2021) dal debutto dello stilista romano a Firenze, in occasione delle prime sfilate di moda italiana.
“Precursore del concetto di abito come espressione d’arte”, sarto, disegnatore e artigiano, Roberto Capucci nasce a Roma nel 1930. Dopo aver frequentato il Liceo artistico e l’Accademia delle Belle Arti nella capitale, a soli 20 anni apre la sua prima sartoria e inizia, con le sue creazioni un percorso tra arte e artigianato che lo condurrà a ricevere nel 1958, con la serie di abiti dalla “Linea a scatola”, negli Stati Uniti, l’Oscar della Moda, a cui seguiranno moltissimi riconoscimenti fino alla sua consacrazione a “scultore e architetto del tessuto” nel 1995 alla Biennale d’arte di Venezia, dove esporrà dodici sculture-architetture ispirate al mondo dei minerali, costituite da abiti lunghi dalle geometrie esasperate, con strutture interne in legno invisibili, esposte come sospese nell’aria, destando molto stupore tra gli artisti.
Al centro della mostra milanese, come una prima donna che domina la passerella tra due ali di pubblico, “Diaspro”, una delle dodici sculture in seta presentate alla Biennale di Venezia, sintetizza lo sperimentalismo che caratterizza l’intera carriera dell’artista.
Carriera che viene ripercorsa in modo superbo, grazie all’abilità del curatore, nelle sue tappe più importanti rappresentate da iconiche creazioni in tessuto accompagnate dai disegni da cui sono nate, punto di partenza imprescindibile dell’azione creativa dell’artista. Ad arricchire l’allestimento accanto agli abiti una serie di sculture-ceramiche, frutto della lunga collaborazione di Capucci con l’azienda Rometti, che, realizzando un sogno dello stilista, ne ha reinterpretato i bozzetti
enfatizzando le forme movimentate degli abiti, attraverso un’affascinante riproduzione delle loro linee, delle loro forme e delle loro vivaci tonalità di colore in splendidi vasi e centrotavola.
L’insieme di moda e scultura che armoniosamente si incontrano all’interno dell’allestimento, creano un’atmosfera di eleganza senza tempo capace di proiettare il visitatore in una dimensione in cui la bellezza generata dalla fusione di tessuti preziosi e materiali poveri (sassi, corda, fili di rame, gesso), si materializza come per magia sullo sfondo viola delle pareti, che contribuiscono ad evidenziare il gioco cromatico degli elementi esposti. Un gioco di colori, di tessuti e di metafore nonchè di “sottile inganno attraverso l’uso di maschere che nascondono la vera identità. Ma anche la condivisione di intuizioni come quella di Burri e dei suoi Cretti”, come dichiara il curatore della mostra, affascinerà sicuramente il visitatore al di là della patina di sogno hollywoodiano che richiama il mondo della passerella, un mondo che con Capucci si trasforma senza alcun dubbio in pura espressione d’arte.