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Cinema

Sorrentino tra autobiografia ed estetica

di PAOLO SPIRITO

Il successo di Paolo Sorrentino sembra crescere in modo esponenziale ad ogni suo nuovo film.

Dal Premio Oscar per 'La grande bellezza' fino ai più recenti 'Youth - La giovinezza' (con Michael Caine e Harvey Keitel) e 'The Young Pope' (realizzato per Sky e presentato alla Mostra Internazionaloe d'Arte Cinematografica di Venezia), i suoi film richiamano l'attenzione e spesso dividono pubblico e critica.

Già con 'Il divo' (2008) era cominciata la nuova fase per un regista che è oggi tra i pochi autori italiani di rilevanza internazionale, dopo non solo i maestri Visconti e Fellini, ma anche dopo la generazione dei Bertolucci, Cavani, Taviani, Montaldo, Petri, Bellocchio.

Italo Moscati, scrittore, sceneggiatore e regista, nel 2017 pubblicò per Castelvecchi Editore 'The young Sorrentino. Il ragazzo vissuto su una panchina', restituendoci magicamente la storia, intensa e carica di spunti, della carriera di Sorrentino: le tappe, gli incontri e i dialoghi personali avuti in più occasioni con questo grande esponente del cinema italiano.

Nato a Napoli il 31 maggio del 1970, nel quartiere del Vomero, Paolo Sorrentino a 16 anni rimane orfano di entrambi i genitori. 'A me Maradona ha salvato la vita. Da due anni chiedevo a mio padre di poter seguire il Napoli in trasferta, anziché passare il week end in montagna, nella casetta di famiglia a Roccaraso; ma mi rispondeva sempre che ero troppo piccolo. Quella volta finalmente mi aveva dato il permesso di partire: Empoli-Napoli. Citofonò il portiere. Pensavo mi avvisasse che era arrivato il mio amico a prendermi. Invece mi avvertì che era successo un incidente. Papà e mamma erano morti nel sonno. Per colpa di una stufa. Avvelenati dal monossido di carbonio'.

'È stata la mano di Dio' è un racconto di formazione che mira, stilisticamente, a evitare le trappole dell’au tobiografia convenzionale: iperbole, vittimismo, pietà, compassione e indulgenza al dolore, attraverso una messa in scena semplice, scarna ed essenziale e con musica e fotografia neutre e sobrie. La macchina da presa compie un passo indietro per far parlare la vita di quegli anni, come li ricordo io, come li ho vissuti, sentiti. In poche parole, questo è un film sulla sensibilità.

E in bilico sopra ogni cosa, così vicino eppure così lontano, c’è Maradona, quell’idolo spettrale, alto un metro e sessantacinque, che sembrava sostenere la vita di tutti a Napoli, o almeno quella di Sorrentino.

'A un certo punto si fanno i bilanci - dice Paolo Sorrentino - mi sono reso conto che nella mia vita di ragazzo c’era stata una grande parte di amore e una parte dolorosa, e tutto questo poteva essere declinato in un racconto cinematografico, indipendentemente dai miei bisogni. Ho l’età giusta per farlo, ho compiuto 50 anni l’anno scorso'.

'La vita non mi piace più, la realtà è scadente, ecco perché voglio fare cinema, anche se ho visto tre, quattro film', dice Fabietto Schisa in 'E’ stata la mano di Dio', il film di Paolo Sorrentino (con Filippo Scotti, Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Luisa Ranieri, Renato Carpentieri, Massimiliano Gallo, Betti Pedrazzi, Ciro Capano, Enzo Decaro, Carmen Pommella, Biagio Manna, Lino Musella, Alfonso Perugini, Sofya Gershevich, Paolo Spezzaferri, Rossella Di Lucca, Antonio Speranza, disponibile su Netflix dal 15 dicembre e dal 24 novembre in sale selezionate), in gara alla 78° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia che annuncia una nuova fase del regista napoletano, un colpo di scena.

Fabietto (il giovanissimo attore Filippo Scotti, classe 1999, al suo debutto come protagonista) è l’alter ego di Sorrentino, che qui fa i conti col passato e li chiude, mentre la vita dopo la perdita improvvisa e inaspettata dei genitori gli stava scivolando tra le dita. Aveva 16 anni, perse i suoi riferimenti e si doveva rialzare in piedi. Seppure trasfigurata, è una confessione.

'Non è detto che tutto ciò che vediamo nel film è realmente successo. Alcuni eventi sono accaduti, altri no. Ma è autentico nel riflettere quello che ho veramente provato in quel periodo del passato'. Dice che è 'una storia più personale e decisamente più emozionale di quelle che ho raccontato in precedenza. Tutti i miei film sono nati da sentimenti che mi appassionavano, ma dopo averli realizzati quella passione è svanita; così ho pensato che se avessi fatto un film sui miei problemi, forse sarei anche riuscito a dimenticarli, almeno in parte'.

Ed è proprio questo in questo gioco a rincorrersi e a confondersi tra biografia ed estetica che risiede la forza inedita del film, insieme al suo carico di disarmante ed essenziale sincerità.

Che certo sorprende e stabilizza se solo si pensa che Sorrentino si è conquistato popolarità e riconoscimenti (tra cui un Oscar) proprio affidandosi a una messa in scena 'barocca' e molto autoritaria- diciamo così-che invece qui sembra rinnegare, alla ricerca di una essenzialità e una efficacia inedite.

Quando i ricordi familiari diventano un capolavoro: grande film 'E' stata la mano di Dio', che forse apre una fase creativa nuova nella filmografia di Paolo Sorrentino, ma che in tutti i casi affascina e commuove, salutato da una standing ovation di 9 minuti.

( 13 settembre 2021 )

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