Martedì 22 ottobre 2024, ore 5:03

Cinema

Storie di lavoro, legalità e riscatto

di ROSSANO COLAGROSSI

C’è chi fa agricoltura nel deserto postindustriale di Termini Imerese, recuperando territori abbandonati e creando opportunità occupazionali e di inclusione. C’è chi, dopo essere emigrato in Svizzera, ha recuperato con le proprie mani un antico mulino ad acqua nella terra di origine, in Calabria, trasformandolo in itinerario naturalistico e culturale a disposizione della collettività. C’è poi chi un tempo spacciava a Scampia, mentre oggi lavora in una cooperativa nel casertano, in un terreno confiscato alla camorra, per dare vita a percorsi di riscatto e progetti di economia reale. Si racconta inoltre di una cascina di Lecco con tanto di panificio, stalla, caseificio, che reggono sulle gambe di persone una volta emarginate in quanto disabili, o detenuti, o stranieri. Ma ci sono anche i migranti delle baraccopoli, veri protagonisti del Made in Italy agroalimentare eppure invisibili e vittime di caporalato.
Sono i cinque episodi che compongono il puzzle di “Scusa Italia”, docufilm di Giovanni Panozzo in cui il lavoro si lega a storie di riscatto sociale, rigenerazione urbana e ambientale, affermazione della legalità. L’opera non a caso si apre con le immagini della “staffetta della legalità” realizzata dalla Fai-Cisl: un viaggio che ha portato una margotta dell’ulivo che in Via d’Amelio, a Palermo, ricorda Paolo Borsellino e le vittime delle mafie, fino a una scuola di Lecco, dove è stata ripiantata, dopo aver fatto tappa anche in Vaticano con la benedizione di Papa Francesco.
“Il viaggio – afferma Panozzo – è l’occasione per incontrare persone e comunità che vogliono migliorare il nostro Paese attraverso relazioni generative, con il loro impegno contro la mentalità mafiosa, con il pentimento di una vita di malaffari, oppure cercando di riemergere dal baratro della schiavitù, come i migranti incontrati nel foggiano. Persone che nel rivelare il loro contributo e nel chiederci aiuto per migliorare la loro situazione di invisibili, antepongono sempre la frase ‘scusa Italia’, da cui prende spunto il titolo dell’opera: una frase che, pronunciata da chi è costretto ad una vita calpestata, provoca interrogativi profondi, e rimanda al concetto che la responsabilità civile parte sempre da un riconoscimento dei propri limiti”. Ma “il sorriso e la gratitudine che traspaiono comunque da queste storie – conclude il regista – è un grande segno di speranza per tutti noi”.
Prodotto da Fai-Cisl, Agrilavoro e Fondazione Fai-Cisl Studi e Ricerche, nato da un’idea di Onofrio Rota, Segretario generale della Federazione agroalimentare cislina, con musiche originali dello stesso Giovanni Panozzo, il docufilm dura 62 minuti e sarà presentato in anteprima oggi in un evento collaterale della 80ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica de La Biennale di Venezia. Appuntamento alle 11 nell’Hotel Excelsior del Lido di Venezia. 
 

( 7 settembre 2023 )

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