Mercoledì 17 aprile 2024, ore 0:39

Mostre

Tania Bruguera: l’arte al servizio del sociale

di ELIANA SORMANI

Tania Bruguera, una delle artiste più influenti del nuovo secolo approda a Milano presso il PAC con la mostra “La verità anche a scapito del mondo” curata da Diego Sileo, dopo cinque anni di progettazione e intenso lavoro di squadra. Una mostra “partecipativa” che è nata dal desiderio dell’artista di rendere il pubblico protagonista in prima persona delle performances messe in scena secondo quelli che sono i principi della Arte de Conducta (arte del comportamento), un’arte che sfida gli osservatori, provocando in loro emozioni e reazioni di fronte a temi sociali come l’emigrazione, l’esilio, i totalitarismi, la memoria collettiva e la manipolazione della storia, per indurli a riflettere; un’arte che si fa portavoce, anche attraverso la provocazione, dei problemi sociali e politici del mondo, non tanto per poterli risolvere, ma quanto per denunciarli e fissarli nella memoria collettiva. Da diversi anni l’artista e attivista, che in prima persona ha vissuto nel suo paese l’esperienza dell’arresto, della censura oltre ad infiniti interrogatori, insignita di numerosi e prestigiosi premi in tutto il mondo, vuole con le sue opere mettere l’arte (arte ùtil/arte utile) al servizio della politica e del sociale. Nata all’Avana nel 1968, dopo aver trascorso l’infanzia disegnando e inventando storie, a partire dai 12 anni ha iniziato a concepire l’arte come esperienza vitale, alla ricerca di nuove forme espressive, per avere un impatto immediato e duraturo sul pubblico esplorando la verità con le sue contraddizioni al fine di agire con giustizia, nella consapevolezza che l’arte può portare la gente a cambiare la realtà.

La mostra, in versione live, che ripropone alcune istallazioni ri-azionate e altre inedite, vuole testimoniare una serie di verità storiche, inappellabili, perché la storia non può essere interpretata o discussa, ma è, secondo l’artista, oggettiva, in quanto si basa su fatti reali e non su opinioni. Promuovere la verità contro il revisionismo è per Bruguera una questione di onestà, una responsibilità individuale soprattutto in questo periodo che l’artista definisce “della post verità”, periodo anticipato da Cuba, ma anche dall’ URSS, considerati paesi culla della post verità, in quanto creatori di fake news, a partire dalla falsa immagine che hanno dato di sé nel mondo. Una verità ribadita fin dal titolo della mostra, tratto da una frase pronunciata da Anna Arendt nel 1964. Alla filosofa tedesca Tania Bruguera si ispira in diverse istallazioni,

a partire dalla prima stanza della mostra, dove una lettrice legge senza sosta le pagine della Arendt tratte da “Le origini del totalitarismo” con un audio, che tuttavia si sente solo all’esterno del padiglione e non al suo interno, allusivo alla detenzione dell’artista agli arresti domiciliari. L’allestimento è una riproduzione di un’opera presentata a Cuba nel 2015, quando come risposta alla polizia di regime che le chiedeva le ragioni delle sue opere rispose leggendo per cento ore consecutive l’opera della Arendt con la speranza che le stesse forze dell’ordine ne avrebbero poi letta qualche pagina.

Il percorso distribuito su due piani, emotivamente coinvolgente, tra istallazioni e azioni che inducono il pubblico a piangere e a commuoversi, a camminare su pavimenti instabili completamente al buio o illuminati da luci abbaglianti, lascia sicuramente un segno nel visitatore che, se non altro, almeno è indotto a prendere coscienza dei drammi che affliggono l’umanità, nella speranza che possa a sua volta nel proprio piccolo agire per un futuro migliore.

( 5 dicembre 2021 )

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