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Mostre

Un capolavoro a Milano

di ELIANA SORMANI

Il Museo diocesano di Milano, intitolato al Cardinal Carlo Maria Martini, festeggia il suo ventesimo compleanno aprendo al pubblico dal 6 novembre 2021 al 6 febbraio 2022 una mostra intorno all’Annunciazione di Tiziano Vecellio. Come ogni anno, il museo attraverso l’iniziativa “Un Capolavoro per Milano”, ormai giunta alla sua XIII edizione, per sottolineare la sua vocazione artistica e culturale, vuole accompagnare i visitatori durante il periodo natalizio focalizzando la sua attenzione su una rappresentazione figurativa legata ad una delle festività del calendario liturgico cristiano. Con l’Annunciazione si vuole risalire alla nascita di Cristo proponendo una riflessione sull’attimo da cui tutto ebbe origine e cioè la visitazione dell’angelo a Maria.

Nessun opera poteva essere meglio adatta a rappresentare l’evento se non quella di Tiziano, artista operativo nell’arco di tutto il Cinquecento nella Repubblica Veneziana che, grazie alle committenze provenienti dalle principali corti italiane, lasciò una grande eredità disseminata su tutto il nostro territorio. La pala d’altare alta circa 3 metri in mostra al Museo diocesano milanese, ottenuta in prestito dal Museo di Capodimonte di Napoli, appartiene alla produzione matura dell’artista (viene infatti datata intorno al 1558), quando ormai settantenne era approdato al manierismo dopo essere stato per anni accanto a Giorgione, a Michelangelo e a Raffaello, uno dei principali esponenti dell’arte rinascimentale italiana.

L’opera, che riporta in basso l’autografo “Titianus f” era stata erroneamente attribuita a Luca Giordano da Bernardo De Dominici come replica di un originale di Tiziano disperso, fino a quando Roberto Longhi nel 1925, durante una sua visita a Napoli alla Chiesa di San Domenico Maggiore (unica chiesa al mondo ad aver conservato insieme dei dipinti di Tiziano, Caravaggio e Raffaello) la vide nel transetto della Cappella di Cosimo Pinelli e immediatamente ne attribuì la paternità ad un Tiziano maturo.

Cosimo Pinelli aveva acquistato la cappella intorno al 1546 e dopo una parziale ristrutturazione e allargamento aveva incaricato il suo secondo figlio, che si trovava a Padova per completare gli studi giuridici, di procuragli una pala d’altare con l’Annunciazione giacché la cappella era dedicata alla Vergine Annunciata. Il figlio la commissionò allora a Tiziano, la cui fama era ben nota in tutta la Repubblica Veneta e che già a partire dal 1519 aveva iniziato ad approfondire il tema dell’annunciazione.

Bisogna infatti dire che Tiziano è autore di ben sei Annunciazioni, con caratteri inizialmente tipici della pittura rinascimentale, caratterizzata da una ricerca prospettica e un forte plasticismo che va pian piano diminuendo fino a scomparire in questa edizione dove la rappresentazione si riduce all’essenziale come sintesi del messaggio evangelico da rappresentare.

Interessante è l’insolito atteggiamento della Vergine che abbassando lo sguardo incrocia umilmente le braccia in senso di incondizionata accettazione, mentre un angelo cammina verso di lei tranquillizzandola con un gesto della mano.

Nella parte alta una luce luminosa si apre tra le nubi in cielo in mezzo ad un turbinio di angeli, mentre sullo sfondo si intravede un paesaggio autunnale dai toni marroni e rossi che spiccano sul cielo azzurro. Un’opera unica nel suo genere per l’uso del colore e le emozioni che suscita, amplificate dal contesto ricreato nelle sale del museo, dove pannelli trasparenti con incise le frasi descrittive di Longhi ne evidenziano gli aspetti più interessanti, ricreando quell’atmosfera intima e mistica che il grande artista era stato capace di trasferire sulla sua tela.

( 17 novembre 2021 )

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