Quattrocentodieci pagine sono troppe per raccontare un delitto dal movente più importante del suo esito letale? No, se chi le scrive aggiunge molte cose alla dinamica dell’intreccio che si intesse attorno alla vittima. Ed è quello che fa la canadese Louise Penny in Natura morta, dove, come si annunciava una volta sotto il numero del capitolo, il lettore viene a conoscenza di un protagonista seriale che era destinato ad acquisire un’incisiva popolarità anche in Italia. Si tratta del commissario Armand Gamache, responsabile della Sûreté della provincia del Quebec, del quale qui viene proposto l’esordio.
In Europa si considera il Canada un prolungamento settentrionale degli Stati Uniti speziato di salsa britannica.
Invece la componente francofona della nazione che ha per simbolo una foglia d’acero è tutt’altro che secondaria. Ruota intorno a Montreal, ma si dirama anche in piccoli centri sperduti nell’immenso entroterra nordico, come Three Pines, che è anche la residenza del commissario Gamache. Solo che sul piano narrativo non vi si approda immediatamente.
Il meccanismo è quello de L’anno scorso a Marienbad, il capolavoro di Alain Resnais sceneggiato da Alain Robbe-Grillet. Una sequenza ripetitiva da cui si diparte il labirinto della trama.
Questa è incentrata intorno alla morte di Jean Neal, insegnante in pensione con l’hobby di coltivare rose e alla testa del gruppo parrocchiale femminile. Il suo cadavere deturpa il paesaggio silvestre intorno a Three Pines.
L’ipotesi più scontata è che sia stata vittima di un incidente, perché nella zona in molti danno la caccia ai cervi con archi e frecce. Gamache,
però, non si lascia fuorviare dalle apparenze. Lui ha l’intuito e le capacità empatiche di un suo emblematico predecessore letterario: Jules Maigret.
Anche nello stile, la Penny echeggia Simenon, nel suo seguire a passi cadenzati il dipanarsi delle circostanze investigative che approdano alla scoperta del colpevole, a sua volta, dilatata in motivazioni ascrivibili anche agli innocenti.
Louise Penny, infatti, riempie la vicenda di personaggi tutt’altro che secondari, poiché determinanti per la ricostruzione dei fatti. Si scopre così che Three Pines è un nido di vipere, ciascuna capace di sversare la propria dose di veleno. Cui neanche lo stesso commissario Gamache sembra essere immune.
Natura morta, allora, scorre ad una velocità emotiva tale che quelle 410 pagine diventano un circuito di colpe collettive, delle quali la persona direttamente responsabile non è che il necroforo.
Louise Penny, Natura morta, Einaudi 2022, pp. 410, Euro 16,00