Venerdì 20 settembre 2024, ore 6:08

Libri

Un fatto senza precedenti

di MARIA LUCIA SARACENI

La notte tra il 23 e il 24 marzo del 1944 a Markowa, un villaggio della Polonia a 60 chilometri dal confine con l’U craina, viene sterminata nella propria casa l’intera famiglia Ulma: Jozef e Wiktoria, con i loro bambini Stasia (la più grande, 7 anni), Basia, Wladziu, Franio, Antos, Marysia; e un piccolo ancora nel grembo della mamma. La loro “colpa” è quella di avere ospitato clandestinamente otto ebrei, a loro volta tutti uccisi.

Domani 10 settembre la Chiesa proclamerà beati e martiri tutti e nove i componenti della famiglia: un fatto senza precedenti.

La storia della famiglia Ulma è raccontata per le Edizioni Ares nel libro “Uccisero anche i bambini”, frutto di un’accurata inchiesta giornalistica compiuta da Manuela Tulli, giornalista vaticanista dell’Ansa; e da don Pawel Rytel-Andrianik, responsabile della sezione polacca di Vatican News e di Radio Vaticana. L’indagine si è sviluppata sui luoghi dove la famiglia Ulma ha vissuto, attingendo alle fonti del processo di beatificazione. Beatificazioni come quella degli Ulma “in tempi recenti e con le attuali procedure non ce ne sono mai state”, afferma il prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi, il cardinale Marcello Semeraro, nell’intervista che apre il libro. A causa del “Battesimo di sangue” sarà beatificato un bambino che era ancora nel grembo della madre, “fatto che non era mai accaduto prima”, sottolinea nell’in troduzione monsignor Stanislaw Gadecki, arcivescovo metropolita di Poznan e presidente della Conferenza episcopale polacca. Un caso giudicato simile a quello dei Santi Innocenti, i bambini uccisi a Betlemme per volere di Erode.

Il libro intreccia la vicenda della giovane famiglia polacca con quella della Seconda guerra mondiale e della persecuzione degli ebrei. Molti di loro vennero sterminati nei campi di concentramento, altri fucilati nei ghetti. Ma alcuni morirono a casa delle persone che avevano deciso di non voltarsi dall’altra parte, aiutandoli anche al costo di perdere la propria vita. È anche la storia della “guerra insensata”, come spesso dice Papa Francesco, che produce orrori e dolore dei quali l’umanità sembra talvolta non conservare memoria.

Ha sottolineato Bergoglio annunciando la Beatificazione: “L’esempio di questa famiglia eroica, che ha sacrificato la propria vita pur di salvare i perseguitati ebrei, aiuta a comprendere che la santità e i gesti eroici si raggiungono attraverso la fedeltà nelle piccole cose quotidiane”. Sì perché quella degli Ulma era una famiglia come le altre: il lavoro nei campi di papà Josef (attivo nel circolo cattolico giovanile e nella cooperativa dei produttori di latte); e quello in casa di mamma Wiktoria con i sei bambini da seguire e uno in arrivo. Attraverso una quotidianità semplice, vivono e rendono vivo il Vangelo.

L’educazione alla fede, la preghiera comune in famiglia, la lettura della Bibdi bia, fanno degli Ulma quello che Giovanni Paolo II definiva una “Chiesa domestica”, aperta anche ai più bisognosi. E in quegli anni, “i bisognosi” sono in particolare gli ebrei. A otto di loro, gli Ulma aprono dunque le porte, offrono un nascondiglio, cibo e amicizia, sebbene coscienti dell’immenso rischio. I nazisti prima uccidono gli ebrei nascosti in soffitta; poi fucilano i due coniugi come monito agli altri abitanti del villaggio (che però non si faranno intimorire: ci saranno infatti altri casi di ebrei accolti clandestinamente da famiglie del luogo) e davanti agli occhi dei loro bambini che non vengono risparmiati dalla furia sterminatrice.

Manuela Tulli, che in passato ha lavorato a lungo nella redazione di Conquiste del Lavoro, ha spiegato che questa “è una storia che non ho scelto io, è una storia che ha scelto me”. Inviata in Ucraina per seguire la cronaca di questa tragedia nel cuore dell’Europa, Tulli fa tappa nel sud est della Polonia: “Vedevo dappertutto immagini, disegni e foto di questa famiglia numerosa vissuta più di 80 anni fa. Mentre ero lì pensavo alla guerra di oggi e alla guerra di ieri. All’amicizia di oggi, perché anche ora i polacchi hanno aperto le porte delle loro case a 2 milioni di profughi.

Poi, prima di ripartire, il postulatore della beatificazione degli Ulma, che spiegava cosa stessero facendo i polacchi per gli ucraini, mi ha dato un libro, dicendomi di dedicarci un po’ di tempo per conoscere meglio la famiglia. Ho messo quel libro nella valigia e sono ripartita per l’Ucraina.

Quando sono tornata in Italia e il Papa ha deciso di beatificare la famiglia Ulma, ho deciso che dovevo capire di più di questa storia”. Padre Pawel Rytel-Andrianik, storico e coautore del libro, parla di un martirio ebraico-cristiano.

Gli Ulma sono stati anche riconosciuti come “Giusti tra le nazioni”, l’onore più grande che lo Stato d’Israele concede a non ebrei. Ogni anno in Polonia sono migliaia i pellegrini che raggiungono la tomba della famiglia Ulma, definiti i “samaritani di Markowa” perche´mossi dal comandamento dell’amore e appunto dall’esempio del buon samaritano, come risulta dalle sottolineature apposte sulla loro Bibbia. Nel 2016 nella cittadina e stato inaugurato un museo, intitolato a loro, dedicato ai polacchi che salvarono gli ebrei durante la Seconda guerra mondiale.

Pawel Rytel-Andrianik - Manuela Tulli, Uccisero anche i bambini , Edizioni Ares 2023, pp. 152, euro 15

( 11 settembre 2023 )

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