Rivedere Clint Eastwood con il cappello da cowboy fa sempre nostalgia. I suoi 90 anni suonati restano pregnanti oltre l'oblio e il tempo che divora. Le sembianze rimarranno pure del gelido attore della “ Trilogia del dollaro” anni ' 60 che il magnifico Sergio Leone consegnò alla leggenda e che il Clint regista ha sempre ringraziato ed omaggiato ( insieme all'altro suo maestro Don Siegel).
Ora Clint ritorna con un moderno western ambientato fra il Texas e il Mexico, dalla trama piuttosto prevedibile e senza lo smalto del capolavoro “ Gli spietati”, dei primi anni ' 90 ( film che non poche incomprensioni creò con l'allora direttore della Mostra di Venezia, Gillo Pontecorvo, per la mancata presentazione in concorso). E così il passato ritorna con Cry Macho Ritorno a casa . Il regista è anche l’interprete di Mike Milo, che in gioventù è stato campione di rodeo e ora è un anziano allevatore di cavalli, dedito all’alcol. Il suo capo gli chiede di riportare a casa, dal Messico, il figlio adolescente a rischio devianze violente da bande, rimasto alla ex moglie, la quale gestisce locali di malaffare. Il film diventa così un road movie per quelle strade di frontiera, polverose e deserte, pure oggi percorse da clandestini e spacciatori. La coppia diventa così un misto di vecchiaia e di giovinezza scalpitante, una famiglia che non c'è e che si riforma affrontando pericoli e condita di confessioni melensi sul passato, spesso tragico. C'è gratitudine e nostalgia in questo anziano con l’immancabile cappellone, che sussurra ai cavalli e che balla con la donna come nei
suoi ' Ponti' abbracciato alla Streep. Resta un signore adorabile e dal viso apparentemente gelido, che tuttavia si scioglie con un sorriso sornione. Il film ( meno di una ora e mezza, con una colonna sonora bellissima) è stato presentato al recente Torino Film Festival. Trae spunto dall'omonimo romanzo del 1975
di N. Richard Nash, dove macho è il nome del gallo da combattimento, onnipresente: metafora oppure no, Eastwood compie il tentativo di sovvertire lo prototipo machista del western, operazione meglio riuscita ad Ang Lee con i cow boys gay. Eppure a Clint non si può che esprimere affetto, come ad un nonno che continua a raccontarci una favola antica che si ascolta sempre con la dovuta amabilità.