Il noir? È Olivier Norek, punto e basta. Le sue trame spiazzano ogni presunzione di lungimiranza da parte dei lettori. Il suo stile si snoda fra intarsi, arabeschi e labirinti nei quali perdersi senza ritorno. Si prenda il suo nuovo romanzo pubblicato in Italia, “ Il pesatore di anime”. Per recensirlo bisognerebbe centellinarne un po’ di scansione dei contenuti. Ma sarebbe impossibile senza sprecare la sorpresa che si rinnova ad ogni capitolo, ben prima dello scioglimento finale.
Comunque, ci si può provare. Norek viene dalla polizia, per la quale, tuttavia ha svolto da volontario l’incarico speciale di occuparsi di riabilitazione sui teatri delle guerre contemporanee, a partire da quelle nell’ex Jugoslavia. Accumulando così un carico di esperienze che affondano in quello che Joseph Conrad definì con il suo titolo più celebre “ cuore di tenebra”. Norek le ha prestate al suo protagonista seriale, il capitano Victor Coste, che si sente colpevole di un incidente sul lavoro di cui sono state vittime alcuni sottoposto. Così ora si trova relegato in un rifugio segreto sulla remota isola di Saint- Pierre, territorio francese d’oltremare, a valutare la buona fede di pentiti che decidono di tradire le grandi reti criminali e collaborare con la giustizia.
Lui deve appunto soppesarne le anime, valutarne la buon fede.
Da Parigi però gli mandano Anna Bailly, che non è una malvivente in cerca di riscatto, bensì una giovane di ventiquattro anni per dieci dei quali rapita e reclusa da un serial killer di minorenni.
Coste la accoglie come una presenza che scalda la sua gelida solitudine isolana ( Saint- Pierre
si trova fra Terranova e la Groenlandia) e gli dà nuova linfa esistenziale. Mentre cerca di estrarre dalla ragazza il racconto delle atrocità subiti, in Francia si fa serrata la caccia al serial killer. Ha ucciso nove adolescenti. Solo Anna è scampata. I demoni di quest’ultima s’incrociano con quelli di Coste. Complicati dall’amore saffico che nutre per Anna la nipote di un criminologo in pensione sull’isola, Esther Bisset.
“ Il pesatore di anime” avvolge in un vortice da cui non c’è nessuna possibilità di sottrarsi e trascina fino all’ultima pagina. Con le descrizioni della natura estrema di Saint- Pierre e i dialoghi incalzanti fra Coste, Anna e i supervisori parigini delle indagini, Norek imperversa in affondi di inaudita maestria narrativa, distribuendo la costruzione del racconto come sulla partitura di un concerto fatto di corali e assoli, quelli perversi del colpevole, tortuosi della ragazza e disperati di Coste. Per lui non si tratta solamente di giungere al nocciolo duro della vita da prigioniera di Anna, bensì di scavare dentro se stesso per disseppellire le intuizioni dalle quali rifugge e ridare una configurazione significativa all’orrore che gli sta davanti.