Giovedì 25 aprile 2024, ore 1:32

Libri

Una quotidiana e vitale epifania

di COSIMO ARGENTINA

In un piccolo libro di appena 158 pagine formato tascabile Gérard Thomas traccia quella che a suo avviso è la Storia della felicità. Thomas parte da una domanda apparentemente banale, semplice e allo stesso tempo di difficile decifrazione: potrò essere felice?

Da questo basilare assunto, il chiedersi se la felicità sia conquistabile, Thomas intraprende un percorso atto ad analizzare quelle che sono le certezze ma soprattutto le incertezze che aleggiano intorno all’uomo. E nella sua disamina scritta in punta di penna, con un linguaggio leggero, comprensibile e mai scontato l’autore prende in considerazione le persone che abbiamo intorno, uomini donne e bambini a cui donare e da cui ricevere felicità. Inizia con la relazione di coppia. Essere coppia e durare nel tempo e vivere la propria vita esaltando il “noi” rispetto all’”io” è, ad avviso di Thomas, il fulcro intorno a cui ruotano i momenti felici. Premettendo che la felicità non è né assoluta né perpetua chi hai accanto, chi ami, è il viatico per raggiungere istanti felici.

La domanda è: è più importante avere accanto una persona che ti ama o una persona che ami? Questo perché a volte le storie d’amore risultano sbilanciate. Il secondo aspetto che analizza Thomas è la famiglia, lo sguardo di un figlio appena nato, la coesione, l’urgenza di assicurare sicurezza, amore e tranquillità. Terzo elemento è la condizione economica e in questo caso non sempre l’equazione agiatezza felicità risulta coerente.

In un passaggio successivo del libro Storia della felicità, Gérard Thomas descrive la felicità in rapporto al genere e qui fa una lunga digressione sul concetto di uomo, donna e varie declinazioni umane. Thomas distingue la percezione di sé dalla collocazione tradizionale, le aspirazioni sessuali da un senso naturale che potremmo definire biologico. E l’autore stabilisce da un punto di vista dottrinale le divergenze in tema di felicità messe in atto rispetto alle opportunità per il genere femminile rispetto a quello maschile.

Altro aspetto fondamentale, per Thomas, è la storicizzazione e il contesto, in tema di felicità. Ad esempio la sesta figlia di un contadino irlandese del XVII secolo aveva meno chance di godere di scampoli di felicità rispetto a un figlio della borghesia milanese del XX secolo. Questo come principio di massima, anche se, a detta dell’au tore, ci possono essere delle varianti, delle incognite che possono in qualunque stadio scompaginare la logica empirica.

Un altro capitolo interessante è il rapporto tra l’uomo, Dio e la felicità. Thomas pur essendo un agnostico convinto afferma che la figura di Gesù Cristo è stata e resta una pietra angolare della filosofia dell’amore. I suoi insegnamenti prevedono lo spostamento del concetto di paradiso da un non luogo ideale al mondo reale.

Siate felici e amatevi l’un l’altro qui, sulla terra. Trasformate il mondo in cui vivete nel regno dei cieli. Gesù Cristo come emissario di un concetto di fede e amore che genera felicità.

E sulla linea della storicizzazione della felicità G. Thomas continua passando ad analizzare la politica del passato e del presente e i sistemi economici. Trovano spazio Adam Smith che preconizzava la cosiddetta Mano invisibile ovvero un mondo dove i meccanismi e le esigenze umane si riallineano continuamente, con naturalezza, e dove tutto procede per il meglio generando benessere e felicità. Le teorie di Smith vengono contrapposte dall’autore a quelle più maligne e fosche di Thomas Hobbes. Il pensatore inglese famoso per la frase homo homini lupus, ovvero la legge del più forte, diventa, secondo l’autore del libro, il padre di tutti i capitalismi.

Chi ha forza, astuzia, denaro, cinismo e capacità di adattamento stritola gli altri. Infatti Gérard Thomas passa ad analizzare la prima e la seconda rivoluzione industriale, la nascita delle classi sociali, la disumanizzazione del lavoro, l’a lienazione come fonte di perdita della felicità. Per spiegare il fenomeno si avvale della figura di Karl Marx. Di contro cita alcuni socialisti dell’utopia tra cui Robert Owen, fautori di un modo di vivere dove il lavoro può essere concepito come un alleato della felicità. Tutti tentativi falliti. Così come, in politica, l’esperienza della Comune parigina del 1871.

Grandi ideali, esaltazione del concetto di uguaglianza e di felicità collettiva, applicazione pratica di idee sovversive e favore del popolo, ma alla fine dopo soli due mesi una fine ingloriosa terminata in un bagno di sangue.

Nelle ultime pagine Thomas si dedica alla “connessione”.

Siamo, secondo l’autore, tutti connessi e infelici, perché la rete e il mondo virtuale è una mediazione che ci intrappola definitivamente.

Apparentemente è uno strumento democratico e egualitario, in realtà si instaura una dittatura che ci strappa di dosso privacy, capacità critica, introspezione e soprattutto tempo che potrebbe essere dedicato a scampoli di felicità.

Il saggio termina con una citazione di Alice nel paese delle meraviglie in omaggio a Lewis Carroll: buon non compleanno, signori miei.

Che tradotto potrebbe ricordarci che ogni giorno della nostra vita merita di essere festeggiato come una quotidiana e vitale epifania.

Gérard Thomas, Storia della felicità , Edizioni Clichy 2021, pp. 158 € 15,00

( 10 gennaio 2022 )

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