Domenica 23 marzo 2025, ore 0:01

Mostre

Una storia secolare

di MARIA LUCIA SARACENI

Una mostra per raccontare la stretta connessione, materiale e simbolica, che lega il bianco, il colore naturale della seta e del lino, alla donna. A Torino, attraverso una selezione di cinquanta manufatti tessili custoditi nelle collezioni di Palazzo Madama, quattordici esposti per la prima volta, “Bianco al femminile” dal 26 febbraio 2025 al 2 febbraio 2026 accompagna lungo una storia secolare che passa per ricami minuti, intricati merletti e arriva al più iconico degli indumenti femminili di colore bianco: l’abito da sposa. Il ricamo in lino medievale, la lavorazione dei merletti ad ago o a fuselli, il ricamo in bianco su bianco sono forme d’arte con cui le mani femminili hanno creato capolavori che hanno un legame sottile e indissolubile che attraversa i secoli e vede le donne nel ruolo di autrici, creatrici e custodi della tradizione, raffinate fruitrici e committenti di tessuti e accessori di moda.

I pezzi della mostra sono esposti nella Sala dei Tessuti in ordine cronologico e spaziano dal Medioevo fino al Novecento.

Momento clou della moda del bianco è, in Francia e in Europa, il finire del XVIII secolo. Il fascino esercitato dalla statuaria greca e romana ispira un abbigliamento che guarda all’antico. Le giovani adottano semplici abiti en-chemise, trattenuti in vita da una fusciacca; il modello del cingulum delle donne romane sposate, portato alto sotto al seno, dà avvio ad una moda che durerà per trent’anni. I tessuti preferiti sono mussole di cotone, garze di seta, rasi leggeri, bianchi o a disegni minuti, come le porcellane dei servizi da tè.

Intorno a questo fulcro, illustrato da abiti, miniature, ventagli e accessori femminili, l’esposizione esplora il passato e il futuro.

Il percorso della mostra inizia con un tuffo nel passato, in particolare nel XIV e XV secolo, con i ricami dei monasteri femminili, in gran parte realizzati in lino su tela di lino naturale. Questi lavori, prevalentemente provenienti dall’area tedesca e dalla regione del lago di Costanza, sono caratterizzati da disegni delineati da un contorno di seta colorata, un tipo di ricamo che, per la sua semplicità e per la facilità di realizzazione, si diffuse anche nella sfera domestica laica, per la decorazione di tovaglie e cuscini. In Italia, sui teli domestici perdurarono a lungo motivi decorativi di origine medievale tipicamente mediterranei, quali uccelli, castelli, alberi della vita, delineati

in bianco sui manufatti in tela “rensa”, una tela rada e sottile, di cui due rari esemplari sono in esposizione, forse di provenienza siciliana o sarda.

Tra il XVI e il XVII secolo nacque in Europa la lavorazione del merletto, che vide protagonisti i lini bianchissimi e la straordinaria abilità delle merlettaie veneziane e fiamminghe. Una scelta di bordi e accessori in pizzo italiani e belgi illustra gli eccezionali risultati decorativi di quest’arte esclusivamente femminile, che nel Settecento superò gli stretti confini della casa o del convento e si organizzò in manifatture.

Nel XIX secolo, l’inizio della produzione meccanizzata causò la perdita di virtuosismo nell’arte manuale del merletto, abilità che riemerse invece nel ricamo in filo bianco sulle sottili tele batista e sulle mussole dei fazzoletti femminili. Quattro splendidi esemplari illustrano l’alta raffinatezza raggiunta da questi accessori, decorati con un lavoro a ricamo che, a differenza di quello in sete policrome e oro dei grandi parati da arredo e liturgici e dell’ab bigliamento, fin dal medioevo praticato anche dagli uomini, restò sempre un’attività soltanto al femminile, anche quando esercitata a livello professionale.

L’esposizione si conclude nel XX secolo con uno dei temi che più vedono uniti la donna e il colore bianco nella nostra tradizione, l’abito da sposa, con un modello del 1970, corto, accompagnato non dal velo ma da un avveniristico cappuccio, una scelta non scontata che ribadisce la forza e la persistenza del rapporto tra l’im magine della donna e il candore del bianco. La selezione di tessuti è accostata nell’alle -stimento a diverse opere di arte applicata, fra cui miniature, incisioni, porcellane, legature provenienti dalle collezioni del museo.

Per questa mostra sono stati restaurati sei pezzi in esposizione. In questo caso si è trattato di un restauro di tipo conservativo: dunque non si è andati a ricostruire la parte mancante ma a consolidare quello che c’è ancora, in maniera che appunto si conservi nel tempo. Attualmente in Italia esistono solo tre scuole che preparano al restauro dei tessuti: il Centro conservazione e restauro “La Venaria Reale” in convenzione con l’Università di Torino; la Scuola di alta formazione e studio dell’Opificio delle pietre dure di Firenze; e l’Istituto centrale per il restauro a Roma.MARIA

( 12 marzo 2025 )

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