Se il filosofo inglese del Seicento David Hume, da buon empirista, è il filosofo degli esempi, tanto vale iniziare con un esempio e, in particolare, con il suo esempio più celebre, quello con cui sferrò un durissimo attacco contro la metafisica: “Quando vedo una palla di bigliardo che si muove in linea retta verso un’altra, anche supponendo che il movimento nella seconda palla mi venga accidentalmente suggerito come risultato del loro contatto o impulso, non posso forse io concepire che cento diversi fatti possano egualmente seguire da tale causa? Non potrebbe forse la prima palla tornare indietro in linea retta o rimbalzare dalla seconda in una qualsiasi linea o direzione? Tutte queste supposizioni sono coerenti e concepibili. Perché dovremmo dare la preferenza ad una che non è più coerente o concepibile delle altre? Nessun ragionamento apriori riuscirà mai a giustificare questa preferenza”. E ancora: “Non posso forse chiaramente e distintamente concepire che un corpo, che cade dalle nubi e che sotto tutti gli altri riguardi assomiglia a neve, abbia gusto di sale o si presenti al tatto caldo come fuoco? V’è forse una proposizione più intelligibile di quella che afferma che tutti gli alberi fioriranno in dicembre ed in gennaio e si spoglieranno in maggio e a giugno? L’errore metafisico è quello di scambiare la necessità con la frequenza, la connessione con la congiunzione, l’universale con l’abituale, l’a-priori con l’a-posteriori