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"Anche nelle mie opere in cui l’azione è meno marcata, ho sempre cercato di inserire qualche indicazione di gesto: solo molto raramente ho rappresentato il riposo completo. Ho sempre cercato di trasmettere i sentimenti intimi attraverso la mobilità dei muscoli”. Con questa affermazione si può sintetizzare la poetica di August Rodin, figura di spicco dell’arte scultorea di fine Ottocento inizio Novecento, nonché precursore della scultura moderna, conosciuto in tutto il mondo per la plasticità delle sue opere e per il loro senso di movimento, capace di esprimerne sentimenti e emozioni. Nato nel 1840 in una modesta famiglia, il padre era impiegato statale e la madre casalinga, Rodin mostra fin dall’infanzia una forte predisposizione per il disegno, tanto che il padre viene convinto ad iscriverlo alla “Petite Ecole” (scuola di arte e disegno) dove apprende l’arte della modellazione, senza riuscire tuttavia a superare per ben tre volte l’esame di accesso all’Ecole des Beaux Arts, essenziale per poter intraprendere la carriera artistica. I suoi esordi non lasciavano certo presagire un gran successo. Lavora tra il 1864 e il 1887 nello studio di Albert Ernest Cariier Belluse come assistente decoratore, seguendolo per ben sette anni anche in Belgio. A quarant’anni finalmente riceve la sua prima importante commissione dallo stato francese “Una porta (I canti di Dante)”, prima di una lunga e successiva serie di opere, che gli permettono negli anni successivi di raggiungere la fama. Fin da questo lavoro è evidente il suo interesse verso il movimento e la plasticità dei corpi, che va con il passare degli anni scolpendo nella materia e che lo porta ad approfondire in maniera totalizzante il tema della danza, aprendo nuovi orizzonti allo stile della scultura del Novecento. E’ proprio al rapporto tra "Rodin e la danza” che il Mudec (Museo delle culture) di Milano dedica una mostra dal 25 ottobre al 10 marzo 2024/p>

( 10 novembre 2023 )

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