Nel mondo della Deledda ogni individualismo e desiderio di autodeterminazione è punito. Il recinto della Tradizione è invalicabile, è destinato allo scacco e condanna se stesso all’infelicità chi crede di sciogliere le catene delle convenzioni, della superstizione, della famiglia. E dentro un mondo immobile la nostra vita è agitata da un vento che piega tutto al suo volere ed è fragilissima ma quello che non troviamo nella realtà, ci raggiunge nel sogno, nella speranza, in una religio antica popolata di folletti e spiriti inquieti. Soccombere a un destino ineluttabile non è la sola via, l’uomo può esibire nella Storia una forza che la Natura possiede: resistere e rinascere dopo i colpi della disgrazia. La Deledda incarna, portandola con sé, in fuga in un mondo estraneo al suo, la forza di questa umiltà, di una vita che sa di doversi piegare alla violenza rovinosa delle cose ma anche attendere e resistere per vincere. “Siamo proprio come le canne al vento, donna Ester mia. Ecco perché! Siamo canne, e la sorte è il vento”.