Entrambi contrari alla partecipazione dell’Italia alla Prima Guerra Mondiale, entrambi socialisti: poi uno è rimasto antimilitarista e socialista, in coerenza con il suo pensiero e i suoi ideali, mentre l’altro si è trasformato in uno dei più accesi “interventisti” e a conflitto terminato ha fondato un movimento, poi divenuto partito, quindi regime, che i socialisti e, più in generale, gli oppositori li ha fatti prendere a manganellate, messi in carcere o finire al cimitero.
Mimmo Franzinelli, uno dei più preparati storici italiani sul periodo fascista, è autore di “Matteotti e Mussolini. Vite parallele. Dal socialismo al delitto politico” (Mondadori). Il volume racconta il percorso dei due, i loro cammini che si incrociano, fino all’epilogo con l’assassinio di Matteotti da parte dei sicari di Mussolini, il 10 giugno 1924, esattamente cento anni fa. Un lavoro corposo (oltre 460 pagine), ricco di documenti originali e fotografie, che si conclude con il famoso discorso pronunciato alla Camera da Matteotti, il 30 maggio 1924, in cui denunciava le irregolarità e le violenze perpetrate in occasione delle elezioni del 6 aprile che avevano consegnato il Paese ai fascisti e aperto la strada alla dittatura. Un discorso che gli costò la vita