Mercoledì 24 aprile 2024, ore 6:17

Bosnia

Aiuti umanitari per i migranti

Si chiama “Non solo pane” l’iniziativa di solidarietà realizzata dalla Fai Cisl insieme al centro studi e rivista Confronti, IPSIA (Istituto Pace Sviluppo Innovazione Acli) e Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, rivolta ai migranti di Bihac e Lipa, in Bosnia, a pochi chilometri dal confine con la Croazia. Sono i migranti della “rotta balcanica”, che tentano il cosiddetto “game”, il passaggio del confine per giungere in Europa. Migliaia di profughi che si trovano da mesi senza rifugio, alcuni da più di un anno, alle prese con il clima rigido e il respingimento violento da parte della polizia croata. Oltre ai quasi mille migranti ospitati nel campo di Lipa, colpito da un incendio lo scorso 23 dicembre e attualmente in forte stato di emergenza, altre persone sono accolte nei campi gestiti dall’OIM e altre migliaia stanno tentando di sopravvivere in accampamenti improvvisati ed edifici abbandonati, i cosiddetti “squat”. In gran parte provengono da Afghanistan e Pakistan, qualcuno da Bangladesh, Iran, Iraq, pochi i siriani, che invece in passato erano maggiormente presenti. Non mancano donne e bambini. Tanti di loro sognano di vivere e lavorare in Francia, Germania, Nord Europa, alcuni in Italia, in molti sperano di raggiungere famigliari già emigrati da tempo.
Dopo aver coinvolto diverse imprese del settore alimentare, e grazie alla mobilitazione delle proprie strutture regionali e territoriali, il sindacato agroalimentare ha organizzato una spedizione di generi alimentari e raccolto donazioni per la Croce Rossa locale e altre associazioni impegnate sul campo. Sono stati consegnati 13 pallets, per un totale di quasi 6 tonnellate e mezzo di cibo. Tra le derrate alimentari, concordate con le associazioni che assistono i migranti, oltre 200 lattine tra verdura e polpa di pomodoro, più di 700 pacchi di riso, 900 lattine di conserva di pomodoro, 180 pacchi di biscotti, 700 confezioni di crackers e biscotti.
“Come Federazione agroalimentare – afferma il Segretario Generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, giunto sul posto per seguire la consegna degli aiuti – abbiamo scelto di mobilitarci offrendo un concreto contributo per sostenere queste persone, fondamentalmente perché crediamo che l’umanità e la solidarietà vengano prima di ogni altra cosa. Non possiamo chiudere gli occhi davanti alle migliaia di migranti alla disperata ricerca di un ingresso verso l’Europa. Persone che hanno bisogno di tutto: cibo, farmaci, assistenza sanitaria, indumenti. Ma soprattutto, queste persone hanno bisogno di speranza per sé e le proprie famiglie, hanno bisogno di vedere riconosciuto il proprio diritto a vivere una vita dignitosa, dopo essere fuggiti da guerre, violenze, povertà. Bisogna che l’Europa si svegli”.
Referente in Bosnia per la gestione degli aiuti è stata Silvia Maraone, della Ong IPSIA. “Oggi le persone sono alloggiate in cinque centri gestiti dall’OIM – spiega l’operatrice – poi c’è il centro allestito lo scorso anno per l’emergenza Covid a Lipa, gestito dal governo bosniaco. In Bosnia sono accolte 6 mila persone nei campi, stiamo lavorando ininterrottamente per migliorare la qualità del tempo che le persone passano in queste strutture, spesso sovraffollate e in parte inadeguate. Dopo l’incendio nel campo di Lipa abbiamo organizzato vari interventi nei confronti della popolazione di quel campo, abbiamo costruito delle tende refettorio insieme ad altre organizzazioni, stiamo ultimando delle cucine collettive, che i migranti potranno gestire in autonomia”. Sul futuro di queste persone, nessuna certezza. “La situazione – prevede Maraone – andrà peggiorando, con il migliorare del tempo. Da una parte arrivano nuove persone, dall’altra tornano coloro che vengono continuamente respinti. Questi ragazzi non hanno avuto alternative. Hanno affrontato pericoli, hanno rischiato la vita, hanno speso decine di migliaia di euro. E la sognata Europa forse non sarà neanche in grado di accoglierli. Servono risposte politiche dall’Europa”.
In occasione della realizzazione del progetto, la Fai Cisl ha realizzato anche un breve reportage che sarà pubblicato sui propri profili social nei prossimi giorni. Tra i migranti incontrati, la testimonianza di Jafla, afghano di vent’anni, come molti altri picchiato dalla polizia croata. “Ho tentato dieci volte il game per raggiungere l’Italia dalla Croazia, ma al confine ci hanno beccato. Ci hanno preso tutto, la giacca, i pantaloni, le scarpe. Sono tornato indietro con una giacca e le mutande”. È in Bosnia da un anno, e oggi vive in un edificio abbandonato dentro Bihac. “Abbiamo molti problemi perché non abbiamo cibo e manca tutto. Ho sei fratelli e tre sorelle, sono rimasti in Pakistan con mio padre e mia madre. Se dio vuole, raggiungerò l’Italia. Sogno soltanto una vita più sicura e in pace”.

Rossano Colagrossi

( 22 marzo 2021 )

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