Sabato 20 aprile 2024, ore 8:24

Economia

Diseguaglianze territoriali, la via giusta è l’interazione

La questione dell’a bitare e del riabitare, dello sviluppo territoriale, urbano, extraurbano, delle aree interne e di quelle marginali, continua a crescere e ad occupare spazio nel dibattito pubblico contribuendo a caratterizzare i primi decenni del nuovo millennio.

L’affermarsi della globalizzazione con i fenomeni della finanziarizzazione e della rivoluzione tecnologica, l’allargamento dell’Europa ai Paesi centrali e dell’est, la competizione internazionale, hanno prodotto nei territori novità e cambiamenti, fenomeni come delocalizzazioni, migrazioni ed immigrazioni, hanno contribuito e stanno contribuendo a nuove geografie esistenziali.

Delocalizzazione, costi, competitività, attrazione di capitali ed innovazione, sono risultati determinanti nel ridisegnare stili di vita, comportamenti, comunità.

Questo fermento aiuta a sviluppare in modo dinamico le economie locali, permettendo ai territori stessi di essere protagonisti, di disporre delle risorse sia materiali che immateriali, necessarie a determinarne una nuova dinamica evoluzione.

A partire dalle politiche e dai contributi messi a disposizione dalla comunità europea, gli ultimi venti anni sono stati caratterizzati da un nuovo sviluppo economico: quello dei sistemi territoriali che si sono ridisegnati e trasformati cogliendo le opportunità che si rendevano disponibili.

In particolare in Europa questi sistemi hanno contribuito ad accelerare la competitività, che più che gli Stati ha interessato i territori, le aree e i sistemi, molti dei quali sulle linee di confine, come è facile vedere nei Paesi del nord ed in particolare in Germania. I sistemi economici funzionali sono andati oltre i confini e si sono contaminati, interessando Olanda, Belgio, Danimarca, Svezia, che hanno colto meglio di altri le dinamiche del nuovo sviluppo.

Modelli innovativi questi che hanno saputo mantenere e aggiornare le produzioni tradizionali ed utilizzare al meglio le nuove tecnologie e le risorse disponibili, capaci di generare innovazione industriale e manifatturiera e soprattutto servizi avanzati di nuova generazione, che di fatto si sono rivelati l’ambito dove si è registrata la maggiore crescita.

Questi nuovi sistemi economici che si sono caratterizzati per un’affermazio ne a macchia di leopardo, privilegiando le aree territoriali piuttosto che i confini nazionali, hanno di fatto concorso a mantenere il fenomeno del sottosviluppo diffuso anche all’in terno di nazioni cosiddette avanzate, dove convivono eccellenze e ritardi e crescono le diseguaglianze.

L’Italia sembra rientrare molto in questo disegno, ha subito un declino generalizzato abbastanza evidente, che ha contribuito ad aumentare al suo interno distanze e diseguaglianze con il Sud che è regredito ancora di più, il Nord che ha retto meglio con alcune aree che si sono ben difese in particolare in Lombardia ed Emilia Romagna e parte del Veneto, e con un centro che ha particolarmente sofferto i cambiamenti con Umbria e Marche che hanno peggiorato la propria condizione, come anche la Liguria e il Piemonte.

La perdita di popolazione residente, la fuga dei giovani, l’invecchiamento della popolazione, sono

evidenze che segnalano attraverso la crisi demografica la problematica più ampia di un sistema inadeguato che non ha retto la sfida dell’innova zione e della libera circolazione delle merci.

La questione dell’immi grazione si è alla fine imposta all’attenzione, spinta dalla demagogia e dall’opportunismo politico come conseguenza di un peggioramento generale delle condizioni dello sviluppo economico e del benessere sociale.

La situazione attuale, con più italiani che se ne vanno che stranieri che arrivano, determina una chiara evidenza di sottosviluppo: subirà le conseguenze della crisi pandemica che contribuirà al peggioramento ulteriore della situazione.

Nex generation Eu, fondi strutturali, politiche di espansione, sono sicuramente delle opportunità che il Paese dovrebbe cogliere per cercare almeno di aggiustare alcune cose ed orientarle al recupero della distanza che si è creata tra i vari sistemi ed aree economiche territoriali.

Il tema caldo dell’abitare, del ri-abitare, dell’evita re lo spopolamento e l’ab bandono tornando attrattivi, dipenderà anche dalle politiche che sapremo mettere in campo e dall’utilizzo intelligente delle importanti risorse che ci sono state messe a disposizione.

Per adempiere al meglio a questo compito e cercare di perseguire qualche obiettivo provando ad andare nella giusta direzione è importante che si comprenda bene la trappola in cui si trova gran parte del Paese.

Concorrenza, innovazione, interazione hanno penalizzato moltissimi territori un tempo sviluppati e generatori di economie locali stabili, che oggi sono in sofferenza ed in ripiegamento, che sono rimaste bloccate nello “sviluppo intermedio”.

Le aree virtuose più avanzate ci indicano la strada, il modello, l’idea di uno sviluppo possibile che non è la conservazione, la chiusura, la paura; al contrario è l’apertura, l’inte razione, la contaminazione di uomini, idee energie e risorse che si rinnovano e si sviluppano in contesti fertili che si sono dimostrati capaci di andare oltre, di uscire dalla rigidità dei confini geografici sia locali che nazionali, e soprattutto dalla trappola dello sviluppo intermedio, dove condizionato dal pensiero retropico, rimane bloccata gran parte dell’energia del nostro Paese.

Ulderico Sbarra

( 6 dicembre 2021 )

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