Sarà per il verdetto in arrivo da parte di Moody’s, sarà per l’approssimarsi della scadenza per la presentazione del Def o per il timore di una recessione più prolungata e grave del previsto, ma il governo sembra ormai aver definitivamente abbandonato l’idea che l’Italia possa crescere quest’anno a ritmi anche lontanamente simili a quelli ipotizzati solo tre mesi fa. Ministero dell’Economia da una parte e Ministero dello Sviluppo dall’altra sono quindi al lavoro per mettere a punto un nuovo pacchetto di misure per lo sviluppo, interventi pro-imprese destinati a dare una spinta agli investimenti, all’occupazione e al Pil.
"I conti ci dicono che il rischio di una manovra bis è concreto", sostiene il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan. "Abbiamo bisogno nella prossima finanziaria - ha aggiunto - di recuperare le risorse, che non arrivano da crescita e sviluppo. Quindi parliamo di 10-15 miliardi, a seconda di come sarà la crescita. E a questo aggiungiamo anche i miliardi per non fare crescere l’Iva, quindi l’unica soluzione è fare ripartire lo sviluppo". In Italia ci sono le "infrastrutture bloccate. Basterebbe sbloccare le opere - ha proseguito - per avere subito oltre 400.000 occupati in più, credo questa sia la vera leva che il Governo può immediatamente utilizzare".
In verità, dopo il tavolo tra Luigi Di Maio e le Pmi solo pochi giorni fa al Mise, Giovanni Tria ne ha discusso con Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. L’idea sarebbe quella di varare un provvedimento per "resettare" gli incentivi alle imprese dopo gli interventi della legge di bilancio che hanno messo mano ai precedenti pacchetti targati Pd: Industria 4.0 e Finanza per la crescita. Probabilmente non a caso, Di Maio, quasi avocando a sè la paternità delle misure allo studio, ha parlato di "una nuova finanza per le imprese, cioè di "nuovi metodi di erogazione sia di incentivi che di prestiti". Anche il Fondo di garanzia per le Pmi del Mise, potenziato, potrà avere delle sezioni dedicate a tipi di imprese che sono in questo momento in particolare affanno, come quelle dell’edilizia, ha spiegato.
Potrebbe essere inoltre ristabilito in pieno uno dei cavalli di battaglia delle imprese negli ultimi anni: il super ammortamento sull’acquisto di beni strumentali. Per il vicepremier pentastellato gli interventi viaggeranno con un disegno di legge, una formula che permetterebbe di non intralciare il cammino del decreto sblocca cantieri, mentre dalle parti del Mef non si esclude di ricorrere ad un dl, con tempi rapidi che, secondo indiscrezioni, potrebbero in qualche modo scongiurare il rischio di manovra-bis. In realtà, sul fronte dei conti pubblici, più che il 2019, è la programmazione per il 2020 che comincia a preoccupare. Nonostante il debito pubblico continui a macinare record su record - a gennaio secondo i dati di Bankitalia si sono toccati i 2.358 miliardi - per l’anno in corso, il Governo si è infatti premunito "congelando" due miliardi di euro di salvaguardia del deficit. Sul prossimo anno gravano però 23 miliardi di clausole Iva e Lega e 5 Stelle puntano a nuovi interventi bandiera: riforma fiscale da una parte e salario minimo dall’altra. Misure che valgono miliardi, ma su cui al momento le idee non sembrano ancora essere del tutto chiare. Qualche indicazione dovrebbe arrivare nel Def, atteso al momento in consiglio dei ministri il 9 aprile per rispettare la scadenza ufficiale del 10.