Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, tiene ritta la barra del Documento di economia e finanza e dopo aver incontrato il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, ribadisce che il Governo sta lavorando esclusivamente "sul quadro tendenziale, che comprende gli aggiornamenti in base alla variazione delle variabili esogene dell'economia mondiale e alle nuove proiezioni del pil della finanza pubblica definite in base a questo quadro". Quindi "non ci saranno da parte de governo uscente ipotesi programmatiche perché questo non è compito del Governo uscente ma del prossimo".
E' un fatto: il primo grande provvedimento che dovrà elaborare il nuovo governo è il Def, il Documento di economia e finanza, con cui si programma l’economia e la finanza pubblica e che interessa tutti i cittadini. Il problema è che ad oggi una maggioranza di governo chiara e netta non c’è. La scadenza per l’approvazione è il prossimo 10 aprile e i due partiti usciti vittoriosi dalle urne, M5S e Lega Nord, se ne contendono la paternità.
L'Europa ha concesso all'Italia più tempo per presentare il quadro normativo, in attesa di un governo con pieni poteri. Ieri il viceministro all'Economia Enrico Morando ha detto che se ci dovesse essere una nuova maggioranza, il documento sarà rinviato in toto. Ipotesi remota.
Nei giorni scorsi il Movimento cinque stelle e Forza Italia hanno annunciato che presenteranno delle risoluzioni sul Def. È una procedura normale. Le risoluzioni danno indicazioni al governo, non hanno il potere di una legge. Non sostituiscono, insomma, il Def. Gli azzurri, e con tutta probabilità tutta la coalizione di centrodestra, presenteranno una unica risoluzione. Per Forza Italia ci sta già lavorando Renato Brunetta e il contenuto sarà quello del programma di coalizione e di partito. Allo stesso modo il M5S sta mettendo a punto il suo atto di indirizzo, che ricalca le proposte del movimento.
Programmi incompatibili. Ma non sono escluse convergenze. Si comincia ad esempio a ragionare su un impegno trasversale a tutte le forze del Parlamento a evitare l'aumento dell'Iva in programma per il 2019. Un programma minimo sul quale potrebbero convergere in molti. Sicuramente il centrodestra, forse anche il M5S. Il problema è che l'unica voce a mancare al momento è quella del Partito democratico.
Altro tema dove forze politiche poco compatibili potrebbero trovare convergenze è un piano di tagli alle spese. Magari prendendo a spunto il lavoro di Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review molto attivo in questi giorni post elezioni. L'altra ipotesi, al momento la più probabile, è che ogni partito o ogni coalizione si voti la sua risoluzione e che il Def vero e proprio passi con un altro atto, neutro senza nessuno impegno. Votato da una maggioranza una tantum e quindi non una prova generale per il prossimo esecutivo. Compito di redigere il Def è del ministero dell’Economia, dove al momento c’è ancora Pier Carlo Padoan e ci sarà quasi sicuramente fino al 10 aprile, tanto che ha fatto sapere che per quella data sarà pronta la parte analitica del Documento di economia e finanza;; cioè quella neutrale, dove si descrivono la situazione macroeconomica e i possibili scenari futuri.
“Senza particolari proposte per il futuro, in cui ci si limita ad esaminare i possibili scenari economici futuri sulla base della legislatura corrente. Uno scenario possibile, ma per il momento non molto probabile, è quello dell’inserimento nel DEF di alcune proposte economiche che godano di ampio consenso tra le forze parlamentari e che quindi avrebbero buone possibilità di essere approvate indipendentemente dall’esatto colore del futuro governo”.