Sabato 5 luglio 2025, ore 23:06

Rapporto Istat

Italia ostaggio del declino demografico

La ripresa c’è, anche se è lenta, l’occupazione è quasi a livelli pre-crisi, ma l’Italia e la sua economia sono zavorrate dal declino demografico. Siamo il secondo Paese più vecchio al mondo, non facciamo figli e troppi cittadini sono in fuga (e sono quasi sempre laureati). Il Rapporto annuale Istat, che fa il punto sulla situazione del Paese, rende ancora più evidente l’assurdità di certi punti del programma del futuro governo Lega-Cinque Stelle: difficile abolire la Fornero, cacciare i migranti, tagliare le tasse e dare uno stipendio a chi non lavora, per un Paese che non fa più figli. I dati sono inquietanti. Per il terzo anno di fila la popolazione italiana diminuisce: perdiamo 100mila persone rispetto all'anno precedente. Attualmente in Italia ci sono 60,5 milioni di residenti, con un'incidenza degli stranieri dell'8,4% (5,6 milioni). Rimane ancora ampiamente positivo il saldo migratorio: nel 2017 in Italia si registrano 184.000 stranieri in più. Ma in totale siamo di meno, e siamo anche più vecchi: l'Italia è il secondo Paese più vecchio al mondo (dopo il Giappone), con una stima di 168,7 anziani ogni 100 giovani. Per il nono anno consecutivo le nascite registrano una diminuzione: nel 2017 ne sono state stimate 464.000, il 2% in meno rispetto all'anno precedente, nuovo minimo storico.

L’economia, come detto, dà segnali di vitalità, nonostante tutto. Nel 2017, il Pil è cresciuto dell'1,5% e ha registrato il miglior risultato dal 2010; la crescita è continuata nel primo trimestre 2018, anche se in rallentamento, segnando il quindicesimo mese di aumento consecutivo. A sostenere la crescita - sottolinea l’Istat - sono stati consumi, anche se è mancato il traino della Pa, e investimenti; positivo anche il contributo della domanda estera netta per la prima volta dopo tre anni. L'inflazione è positiva, anche se moderata. L’aumento degli occupati, ricorda l’Istat, nel 2017 è continuato, soprattutto per le donne (+1,6% contro +0,9% degli uomini) e gli occupati di 50 anni e più (+344 mila unità, +4,4%); il Mezzogiorno rimane l’unica ripartizione geografica con un saldo occupazionale ancora negativo rispetto al 2008 (-310 mila unità, -4,8%) non recuperando i livelli pre-crisi.

( 16 maggio 2018 )

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