Nel primo trimestre 2016, il tasso di occupazione nell'eurozona cresce per il decimo trimestre consecutivo, di 0,4 punti percentuali al 65,1%. In Italia, l'aumento è stato di 0,3 punti al 56,8%. Lo riporta una nota Ocse. Nel nostro Paese aumenta anche l'occupazione giovanile, che nei primi tre mesi di quest'anno è arrivata a mezzo punto percentuale in più del livello dello stesso periodo dello scorso anno, al 16,1%.
A incidere profondamente sulla nostra media sono, come detto, i dati che riguardano i giovani. Più di un giovane italiano su 4 tra i 15 e i 29 anni è un Neet, un terzo da più di un anno: l'aumento del 44% nel tasso di Neet in Italia durante la crisi, rileva l'Ocse, “è stato determinato soprattutto da un aumento dei disoccupati”. Anche se, osserva sempre l’Ocse, “nel caso italiano, in particolare, il Jobs Act ha incentivato l'uso di contratti a tutele crescenti al posto di contratti temporanei con creazione netta di occupazione”. Analizzando i dati, si può affermare che in Italia esistono due mercati parallili. Il tasso di senza lavoro tra gli under 30 è infatti quattro volte e mezzo quello degli over 50, un gap doppio rispetto alla media Ue. Un dualismo cronico che è stato aggravato dalla crisi. Tra i big del Vecchio Continente la frattura generazionale è alta anche in Gran Bretagna, dove i giovani sono disoccupati tre volte tanto i senior, anche se su valori ben diversi rispetto all’Italia: 10,7% il tasso di disoccupazione degli under 30, 3,5% quello degli over 50. Altra graduatoria in cui il nostro Paese è tra le maglie nere riguarda la carriera: solo un under 30 su tre riveste posizioni di rilievo, contro il 52% dei dipendenti maturi.