Domenica 28 aprile 2024, ore 17:16

Economia 

Privatizzazioni, piano da 20 miliardi in tre anni 

Venti miliardi di euro, pari a un punto percentuale di Pil, da ottenere nel prossimo triennio tramite la dismissione di quote di aziende partecipate statali, senza però cederne il controllo strategico. Il ministro dell'Economia Giorgetti, nel corso del question time in Senato, ribadisce la stima contenuta nell'ultima nota di aggiornamento del Def. ”Dal piano sono attesi proventi pari ad almeno l'1 per cento del Pil, quindi circa 20 miliardi di euro in 3 anni. Si tratta di un programma che vuole essere uno strumento di politica industriale e un fattore di sviluppo dell'economia italiana”, spiega Giorgetti. Il titolare del Mef sottolinea però: ”Il programma di privatizzazioni non prevede la cessione del controllo, che verrà comunque garantito”. Poi chiosa: per affrontare un programma di privatizzazioni di partecipazioni statali ”serve al primo posto una buona reputazione, quella che questo Governo sta costruendo”. La prima operazione messa in cantiere dall’Esecutivo è il provvedimento analizzato in via preliminare a fine gennaio in Consiglio dei ministri che regolamenta l'alienazione di una quota della partecipazione del Mef in Poste Italiane in modo da mantenere una partecipazione dello Stato che assicuri il controllo pubblico. ”La misura di tale alienazione è stata stabilita in modo tale da conservare in capo allo Stato una partecipazione, anche indiretta, che assicuri il controllo pubblico. L'alienazione della quota di partecipazione potrà essere effettuata, anche in più fasi, mediante il ricorso anche a un'offerta pubblica di vendita rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, inclusi i dipendenti del Gruppo Poste Italiane, e a investitori istituzionali italiani e internazionali”, ricorda Giorgetti. Dal momento che le operazioni di alienazione di quote di aziende partecipate ”"saranno poste in essere quando le condizioni di mercato saranno tali da garantire che le cessioni tutelino l'interesse generale, non è allo stato possibile individuare l'ammontare dei relativi proventi”. A fine novembre il Mef ha avviato la cessione del primo 25% del pacchetto delle quote del Monte dei Paschi di Siena, rilevate a fine 2017 per salvare l'istituto di credito al possibile fallimento, incassando circa 920 milioni dal collocamento sul mercato. Si parla di possibili nuove alienazioni di quote a breve, a partire da Mps. Critiche le opposizioni. Il senatore Pd Misiani si dice ”particolarmente preoccupati per l'ipotesi di vendere quote di Poste e Ferrovie. Il Governo rischia di fare cassa svendendo asset strategici”.
Commenta il leader Cisl Sbarra: ”Vogliamo vederci chiaro sul piano di privatizzazione a partire da Poste, Ferrovie, Eni ed Enel. Terremo la guardia alta contro ogni operazione finalizzata solo a far cassa e contro ogni rischio sul piano della tenuta occupazionale, perdita della competitività, compressione della dinamica degli investimenti, scadimento della qualità, dell'universalità e dell'integrazione dei servizi”. Per reperire le risorse mancanti la ricetta proposta da Sbarra è di ”procedere con la razionalizzazione della spesa improduttiva, recuperando risorse da sprechi e sperperi. In particolare occorre "intervenire sui miliardi di fondi erogati e distribuiti a pioggia, riordinando il sistema degli incentivi e trasformandoli in sostegno a lavoratori, pensionati e alle imprese che applicano i contratti, fanno contrattazione decentrata e li rinnovano alla scadenza”. Sbarra chiede infine di creare ”un contributo di solidarietà per le multinazionali di logistica ed economia digitale e per i colossi della farmaceutica. Occorre alzare il prelievo dalle grandi rendite immobiliari e finanziarie e soprattutto avviare una vera lotta ad evasione ed elusione”.
Intanto il 2023 si chiude con una diminuzione della produzione industriale rispetto all’anno precedente del 2,5%; la dinamica tendenziale dell'indice corretto per gli effetti di calendario è stata negativa per quasi tutti i mesi del 2023. L’Istat riferisce che l’evoluzione in corso d'anno, al netto dei fattori stagionali, è stata caratterizzata da cali congiunturali in quasi tutti i trimestri, con l'eccezione del terzo, allorché si è registrato un lievissimo recupero. Tra i principali raggruppamenti di industrie, solamente per i beni strumentali si osserva una crescita nel complesso del 2023 rispetto all'anno precedente.
E uno studio di Confcommercio e del Centro studi Tagliacarne racconta le città che cambiano e le tante saracinesche che si abbassano per sempre. Oltre un negozio su cinque, in Italia, ha cessato l'attività in poco più di un decennio, dal 2012 al 2023, e non ha più riaperto. Sono 111 mila le attività scomparse, a cui si aggiungono 24 mila imprese ambulanti, il 25,6% del totale. È questa la dimensione del fenomeno chiamato ”desertificazione commerciale”, che viene descritto come sempre più preoccupante.
Giampiero Guadagni

( 9 febbraio 2024 )

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