L’economia italiana è in una prolungata fase stagnante. Lo confermano gli ultimi dati Istat. Il Pil italiano è cresciuto nel terzo trimestre del 2019 dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti: la stima di un aumento su base annua resta dello 0,3%. Secondo l’Istituto siamo in una “sostanziale fase ristagno da quasi due anni”. Dall'inizio del 2018, infatti, il prodotto interno lordo oscilla intorno allo zero virgola, collezionando aumenti consecutivi di un decimo di punto, interrotti solo dalla recessione tecnica tra il secondo e il terzo trimestre dello scorso anno. Anche il mercato del lavoro continua a fornire dati altalenanti. A ottobre, rileva l’Istat, dopo tre mesi di frenata, l’occupazione torna a salire: +46mila unità, rispetto a settembre. L’aumento è quasi interamente dovuto al balzo dei lavoratori autonomi (+38mila partite Iva in più sul mese) e da una ripresa dei contratti a termine, legati probabilmente alla stagionalità del periodo. Scende al 9,7% il tasso di disoccupazione ma aumentano gli inattivi: più 25mila a ottobre.
Fa bene l’Istat, secondo il segretario generale aggiunto Cisl, Luigi Sbarra, “a sottolineare il carattere altalenante dell’andamento degli occupati negli ultimi mesi, perché si fatica ad individuare una chiara tendenza”. Gli occupati “non potranno continuare a crescere in presenza di una produttività in calo e di un Pil in stagnazione”, aggiunge Sbarra, evidenziando che a 11 anni dalla crisi, l’occupazione ha ripreso in quantità “ma non in termini di ore lavorate e retribuzioni percepite”. Per questo la Cisl chiede al governo una forte iniziativa per la crescita.