L’agroalimentare è uno dei settori cardine del made in Italy. Il comparto, che rappresenta l’altra faccia dell’industria italiana, ha reagito bene alle difficoltà della pandemia e, oltre a essere ben strutturato e interconnesso con le filiere agricole del paese, rivela una forte propensione all’export. La conferma arriva anche dal Censis che ha scattato una fotografia al settore. Secondo l’Istituto di ricerca socio-economica, nonostante la battuta d’arresto dovuta all’emergenza sanitaria (-1,8% del valore aggiunto e circa -3mila occupati nel 2020), l’agroalimentare è cresciuto del 10,9% e di circa 30mila occupati nel decennio 2010-2020. Nell’annus horribilis (2020) della pandemia, l’industria alimentare ha esportato prodotti per un valore complessivo di 40 miliardi di euro, con un incremento di 744 milioni di euro rispetto al 2019 (+1,9%). Nel biennio 2021-2022 si prevede a livello mondiale una crescita del 14,2%, con un aumento del fatturato delle aziende italiane pari allo 0,8% nel 2021 e all’1,2% nel 2022. Alla modifica dei valori associati al cibo della popolazione – spiega il Censis nel suo report – si accompagna una spinta all’innovazione che coinvolge l’agricoltura e l’industria di trasformazione dei prodotti agricoli. L’offerta spinge la domanda e viceversa. Alla richiesta di una maggiore attenzione agli impatti dell’industria sull’ambiente, le imprese rispondono riorganizzando i processi di produzione e distribuzione, cercando nuove soluzioni”. Con circa 400mila occupati a livello nazionale, 6.850 imprese con oltre 9 addetti, l’agroalimentare si conferma al secondo posto tra i settori dell’industria manifatturiera, dopo il comparto metalmeccanico. Con oltre 3.800 imprese attive, di cui 1.512 a Torino, più di 38mila addetti (oltre 12mila nell’area metropolitana), il Piemonte gioca un ruolo importante nella geografia italiana del settore. La regione fattura da sola quasi 11 miliardi di euro, di cui 3,5 miliardi nel territorio torinese, con un export che vale rispettivamente 6 e 1,5 miliardi di euro. Una realtà che in termini di occupati e fatturato rappresenta quasi il 10% del totale nazionale