L’emergenza energetica non è superata e il decreto bollette, secondo sindacati, imprese e associazioni dei consumatori, va reso più incisivo.
In audizione in commissione Attività produttive della Camera, il sottosegretario confederale Cisl, Ignazio Ganga, pur sottolieando un giudizio positivo sul decreto, esprime perplessità sul carattere temporaneo delle misure e non esclude che vi sia la necessità di prolungarne la durata “nell'eventualità del permanere della situazione”.
“Parimenti - aggiunge Ganga - riteniamo che a un decreto di questa portata debba essere messo in campo un ragionamento con progetti politici di medio termine per garantire un solido percorso di sviluppo alle imprese, che adesso sono in affanno. È naturale che per fare questo ci vuole un accordo di politica dei redditi, questa noi la rilanciamo da tempo così come avvenne nei primi anni ‘90”.
Giudizio positivo della Cisl sull’articolo 3 del decreto, che autorizza una spesa di 600 milioni di euro per il finanziamento del Fondo per la transizione energetica nel settore industriale. “È apprezzabile averlo inserito - sottolinea il segretario confederale - ma questo meccanismo va sicuramente verificato. Anche qua rilanciamo la necessità, essendo un tema nevralgico, di maggior confronto con le parti sociali”.
A chiedere modifiche al decreto e interventi di lungo respiro, sono anche le associazioni imprenditoriali. Secondo la Cna oltre un milione di imprese sono attualmente escluse dalla misura. “Si tratta - sottolinea l’associazione in audizione alla commissione Attività produttive della Camera - di micro e piccole imprese che già si fanno carico di 6 miliardi di euro l'anno di oneri generali di sistema, il 50% del totale”. L’associazione chiede di estendere la misura alle imprese con potenza installata inferiore a 16,5 kW e sollecita “maggiore concorrenza sui mercati energetici poiché i benefici della riduzione dei prezzi sui mercati all'ingrosso non si trasferiscono sulle bollette di imprese e famiglie”.
Altra criticità - secondo Cna - è rappresentata dalle dinamiche per la formazione dei prezzi sul mercato, “ancora fortemente influenzate dai costi dell'energia prodotta da fonti fossili”. Un processo che non valorizza l'energia da fonti rinnovabili “che vanta minori costi di generazione”.
A chiedere l'estensione degli aiuti anche alle Pmi con potenza inferiore a 16,5 kW/h è anche Conflavoro, che propone, inoltre, un sistema stabile ma flessibile per contrastare la volatilità dei costi e degli approvvigionamenti energetici, inclusa la possibilità di sterilizzare l'Iva oltre una certa soglia di aumento.
Sulla stessa linea Confindustria che chiede al Governo di inserire nel decreto, accanto alle misure di carattere emergenziale, interventi “strutturali per garantire agli operatori capacità di pianificazione degli investimenti nel medio-lungo termine, promuovendo la certezza del quadro normativo”. In particolare sul settore del gas, secondo Confindustria è “importante eliminare il differenziale fra le quotazioni di prezzo italiane e quelle del Centro-Nord Europa, che potrebbe portare un beneficio per tutti i consumatori pari a circa 1,3 miliardi di euro l'anno”. Sull'elettrico, invece, l’associazione propone di “adottare iniziative affinché il Gse possa stipulare con le imprese consumatrici finali contratti di cessione a lungo termine, nella forma di contratti per differenza a due vie, attraverso meccanismi competitivi e secondo criteri di efficienza”.
Ilaria Storti