Scrivere un best seller, che diventa anche un film di successo e replicare, o anche solo rimanere in scia della qualità delle opere precedenti e del gradimento del pubblico, non è impresa facile, innanzitutto perché tutti si aspettano che tu faccia ancora di più, ancora meglio. Paolo Cognetti, dopo “Otto montagne” torna in libreria con il suo ultimo libro “Giù nella valle”, anche qui al centro del racconto ci sono due uomini, la montagna con i suoi misteri e con lo stile di vita particolarissimo ed unico che impone ai suoi abitanti. Questa volta i due uomini non sono amici, ma fratelli, uno è rimasto a vivere in Valsesia, fra le montagne, insieme a sua moglie, che ha lasciato Milano e l’u niversità per stargli accanto, nel silenzio di quelle valli, l’altro è una testa calda, un attaccabrighe, è andato via, in Canada, non ha retto a quella vita dura. Luigi, dopo aver visto sfumare il sogno di una sua attività privata è diventato una guardia forestale, Alfredo si arrangia con lavoretti e ogni tanto fa qualche malefatta e finisce in galera. Entrambi, in qualche maniera, hanno fallito, rinunciando ai propri sogni giovanili.
Anche in questo romanzo Cognetti ci porta in un mondo dove la natura la fa da padrona, boschi, fiumi, personaggi che passano le loro giornate post lavoro, seduti ai tavolini dei bar a bere, bere, a oltranza; ci narra di esistenze fragili, perse dietro la rabbia e l’al col. Anche questa è una storia di dolore e speranza, anche qui c’è un padre “dif ficile”, di due figli, Luigi e Alfredo, così diversi ma così simili anche, sono cresciuti fra quelle montagne; il padre, alla loro nascita ha piantato due alberi di fronte casa. Un larice per Luigi, il più grande, e un abete per Alfredo, il più giovane. La scelta degli alberi evidentemente non è stata affatto casuale. Il larice, è duro e tranquillo, ma nasconde una fragilità interiore, proprio come Luigi, mentre l’a bete, proprio come Alfredo, è un albero resistente al gelo e irrequieto. I due, dopo la morte del padre, che ha messo fine alla sua vita sparandosi un colpo di fucile, si rivedono per la vendita della casa di famiglia.
Alfredo torna dal Canada deciso a cederla a suo fratello Luigi in cambio di cinquemila euro. Lo fa perché vuole liberarsi da ogni legame familiare. Luigi vuole comprarla per andarci a vivere con la moglie Elisabetta. Gira la notizia di un progetto, la costruzione di una pista da sci, sarebbe una svolta per la valle, e forse anche per Luigi. Alfredo pensa a una truffa ai suoi danni e questo rende ulteriormente nervoso il loro incontro, ma i due fratelli non sono lì per riconciliarsi né per costruire assieme nulla, sono lì per chiudere definitivamente i loro rapporti, uniti ormai solo da quella casa. È crudo il racconto, è aspro, come quelle montagne, ma a tratti si fa limpido e trasparente come le acque del fiume dove la moglie di Luigi ama immergersi; anche lei è stata profondamente trasformata da quel luogo, perché è inutile negarlo, la natura del posto in cui viviamo condiziona enormemente le nostre vite e la nostra umanità, quella che Cognetti, ormai con grande abilità sa trasformare in parole; è abile nella descrizione dei tormenti e delle gioie dell’animo umano, soprattutto di quel genere di uomini che adorano la montagna, la sua asprezza e maestosità. La Valsesia si presta benissimo al racconto, è lo sfondo perfetto grazie alla sua bellezza selvaggia e al suo paesaggio incontaminato.
Quello cui assistiamo, leggendo il libro, è una sorta di percorso di morte e rinascita, di entrambi, anche se in maniera diversa. Il loro legame, così particolare, assomiglia a quello tra l’uomo e la natura di quei luoghi in perenne contraddizione, c’è una parte al sole e una all’ombra, è popolata da animali mansueti e da lupi selvaggi, alla terra terra da coltivare, poca, si contrappongono le rocce e i boschi. Non si patteggia per l’uno o per l’altro, nessuno dei due è Caino, nessuno dei due è Abele; leggendo il libro si percepisce e si vive, in maniera forte, quella tensione dolorosa che serpeggia fra loro, quel loro non parlarsi ma essere capaci di “connettersi” passando le notti intere a bere insieme, ci si affeziona ad entrambi anche grazie al “legame” profondo che Cognetti sa creare con i suoi lettori; la sua scrittura, ormai consolidata nel suo stile, è capace di restituirci le atmosfere di quei luoghi e di quegli uomini, di quella valle, la Valsesia - questa volta l’autore è sceso a valle – bella e selvaggia, quella dove Elisabetta, la moglie di Luigi, la ragazza di città, aveva scelto di vivere perché attratta dal fascino di quella che a lei sembrava la vita reale, e che ora le appare una terra straniera, dove gli urti della vita hanno meno opportunità di trovare sponde morbide che possano attutirli.
Paolo Cognetti, Giù nella valle, Einaudi 2023, pp. 128, € 16,00