Mercoledì 24 aprile 2024, ore 5:25

Mostre

Il teatro autobiografico di Arnaldo Pomodoro

di MARIA LUCIA SARACENI

Ci sono luoghi architettonici che sono perfette ambientazioni per le mostre d’arte e alcune, più di altre, appropriati contesti per l’arte contemporanea.

A Roma il Palazzo della Civiltà Italiana, popolarmente conosciuto come “il Colosseo quadrato”, ha appena aperto i suoi spazi omogenei e luminosi alle opere di Arnaldo Pomodoro. In occasione dei settanta anni di attività dello scultore romagnolo la maison Fendi, che dal 2015 ha una delle sue sedi romane presso lo storico palazzo dell’Eur, ha voluto rendere omaggio all’arte e alla creatività di Pomodoro.

L’esposizione, organizzata in collaborazione con la Fondazione Arnaldo Pomodoro e curata da Lorenzo Respi e Andrea Viliani, occupa la struttura razionalista con una trentina di opere realizzate tra la fine degli anni Cinquanta e il 2021. Si tratta di sculture più o meno monumentali che interloquiscono con lo spazio e con l’osservatore in una molteplicità di suggestioni; dai rimandi alle civiltà arcaiche alla mitologia, dalle impressioni esotiche ai riferimenti alla modernità. Tempo e spazio si intersecano suggerendo atmosfere e lasciando spazio all’immaginazione. “Il Grande Teatro delle Civiltà”, questo il titolo della mostra, si apre con le quattro sculture che costituiscono le “Forme del mito” (1983): “Il potere” (Agamennone), “L’ambizione” (Clitennestra), “La macchina” (Egisto) e “La profezia” (Cassandra) posizionate ai quattro angoli esterni dell’edificio, in cima alla scalinata che conduce all’ingresso. Le sculture, di grandi dimensioni, erano state realizzate nel 1983 per il ciclo teatrale di Emilio Isgrò, ispirato all’ Orestea di Eschilo, svoltosi sui ruderi della piazza di Gibellina distrutta dal terremoto del Belìce. La loro presenza, ben visibile anche in lontananza, configura lo spazio così come accade con le tante opere di Pomodoro che sono ospitate negli spazi urbani di importanti città italiane ed estere: in particolare i celebri globi dalle lucide superfici esteriori che presentano evidenti spaccature minuziosamente cesellate o il monumento al “Novecento” quasi un moderno obelisco di 21 metri d’altezza posto a Roma nel quartiere dell’Eur, proprio a poca distanza dal Palazzo delle Civiltà.

Procedendo all’interno del palazzo, il vestibolo propone due opere-costume realizzate dall’artista per due spettacoli teatrali: il Costume di Didone (per “La tragedia di Didone, regina di Cartagine” di Christopher Marlowe, tragedia scritta alla fine del Cinquecento e messa in scena a Gibellina nel 1986), e il Costume di Creonte (per “Oedipus Rex” di Igor Stravinskij, rappresentato a Siena nel 1988).

Non mancano i rimandi di Arnaldo Pomodoro alla pittura rinascimentale, come l’energico, monumentale pannello in fiberglass “Le battaglie” (1995), che rimanda alle geometrie delle guerre di Paolo Uccello. Nell’ala opposta del Palazzo, quasi in contrapposizione, il “Movimento in piena aria e nel profondo” (1996-97). E poi la “Grande tavola della memoria” (1969-1965), bassorilievo con riferimenti alla tecnica della fusione, praticata da Pomodoro nella sua esperienza artigianale di orafo. “Continuum” (2010), al piano terreno, suggerisce l’idea della circolarità, un riferimento alla continuità spazio temporale e anche all’idea della circolarità del percorso espositivo.

Oltre alle opere scultoree l’esposizione comprende materiale d’archivio consultabile:fotografie, documenti, bozzetti, disegni, molti dei quali inediti, che contribuiscono a riflettere lo spirito e l’atmosfera dello studio dell’artista. Un suggestivo percorso tra le opere di uno dei più significativi protagonisti dell’arte contemporanea in una ambientazione stimolante, razionalista con impressioni quasi oniriche.

Il “Grande Teatro delle Civiltà” è allestita a Roma, Palazzo della Civiltà Italiana, fino al 1° ottobre 2023 (Ingresso gratuito)

( 22 maggio 2023 )

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