Domenica 10 dicembre 2023, ore 17:40

Mostre

L’arte di Suzanne Jackson

di ELIANA SORMANI

Dal 15 settembre al 17 dicembre la Galleria d’Arte Moderna di Milano accoglie all’interno delle sue sale la mostra “Somethings in the World”, quinta edizione del Programma Furla Series, progetto nato nel 2017 che vede la Fondazione Furla impegnata, tutta al femminile, nella produzione di mostre ed eventi artistici in collaborazione con le più importanti istituzioni d’arte italiane. Nello specifico la mostra, dedicata a Suzanne Jackson e curata da Bruna Roccasalva, è frutto della collaborazione tra Fondazione Furla e la GAM, un partenariato iniziato nel 2021 per promuovere progetti a cadenza annuale permettendo ai protagonisti del contemporaneo di dialogare con i maestri del passato. Costituito da una carrellata di 27 opere dell’artista americana, l’allestimento propone al pubblico un dialogo suggestivo tra l’arte contemporanea e la collezione permanente presente negli spazi della GAM, arricchito dalle suggestioni ottocentesche offerte dai capolavori di Canova, dalla sperimentazioni di giochi e luci di Medardo Rosso passando attraverso le esperienze divisioniste di Previati, Segantini e Pelizza da Volpedo, il cui “Quarto stato” domina un’intera sala del primo piano del museo.

La mostra, prima in Europa dedicata a Susan Jackson, ripercorre i 50 anni della carriera dell’artista tra opere iconiche, inedite e nuove produzioni, poste le une accanto alle altre all’interno di un percorso distribuito in 5 sale organizzate secondo un ordine tematico. Non una retrospettiva in senso proprio ma un allestimento costituito da una selezione di lavori circoscritti che scandiscono, affiancandosi e mischiandosi cronologicamente tra di loro, le diverse tappe del lavoro dell’artista a partire dagli esordi negli anni ‘60,‘70, con un’arte tradizionale di carattere figurativo, che poi lascia il posto all’astrazione, fino ad arrivare negli ultimi anni ad una pittura materica costituita da puro colore depositato strato su strato senza alcun sostegno. Tutta la produzione artistica della Jackson segue la sua esperienza biografica nutrendosi delle esperienze della danza, del teatro e della poesia e degli incontri che la stessa vive in prima persona, manifestati in una sorta di sedimentazioni che si trasformano artisticamente in concrete stratificazioni materiche, come lei stessa dichiara attraverso anche il titolo della mostra, con un lavoro capace di restituire la sua esperienza “nel” mondo e “del” mondo, portando avanti una ricerca sulla pittura che diventa un’indagine sullo spazio, sulla luce, sul processo e sulla forma, trasformando la pittura stessa una vera e propria esperienza sensoriale. Nata nel 1944 a St. Louis, in Missouri, Suzanne Jackson cresce nello Yucon, divenuto negli anni ‘50 Stato federale dell’Alaska.

L’esperienza di vita in un territorio di frontiera, all’interno di una comunità multietnica, aperta e solidale, la porta a sviluppare una forte fiducia nelle capacità individuali, nella solidarietà e in una società fondata sui valori interculturali. Il contatto con la natura, che vive durante l’adolescenza e la precarietà della vita vissuta in un luogo isolato in alcuni periodo dell’anno, la portano a evitare ogni forma di spreco e a vedere nel riciclo, inteso come forma di rispetto verso l’ambiente, una fonte inesauribile di materia a cui attingere. Ecco allora che dalla sua iniziale adesione ad una pittura figurativa, di cui nella mostra in apertura è presentata la figura femminile Ma Ya (1994-98), omaggio a Yemaya, dea madre della tradizione africana Yoruba, regina degli Oceani e dei fiumi, nonché protettrice delle donna (opera che segna il passaggio dalla figurazione all’astrazione) l’artista passa presto con “9, Billie, Mingus, Monk’s” (2003) a opere caratterizzate da una sovrapposizione di tele e carta dalle diverse provenienze, in nome proprio del riciclo, fino ad arrivare ad un’estrema materializzazione quando in “Singin’ Sweetcake’s Storm” (2017) non c’è più il supporto della carta, ma l’opera nasce da una sovrapposizione di strati acrilici che incorporano in modo organico oggetti di uso quotidiano, come reti per alimentari, tessuti e gusci di noccioline.

Una seconda sala è dedicata al tema della natura, ricorrente in tutte le fasi artistiche della Jackson, non solo usato come motivo iconografico ma vissuto, e capace di influenzare il suo modo di vedere e i suoi rapporti con il mondo. Un’intera parete presenta una serie di studi di foglie su carta, composti in un momento in cui la stessa si era ritirata dalla vita cittadina in montagna in California a San Giacinto, per vivere immersa nella natura dedicandosi anche alla poesia. Accanto agli studi di piccole dimensioni “Samething in the word” un’o pera in larga scala in cui la Jackson riusando la carta dei disegni di alcune sceneggiature crea un’o pera stratificata grazie all’uso di acrilico che funge da collante dei diversi strati cartacei. Contemporaneamente viene presentato “Tripical comunications”, un dipinto il cui tema è l’interconnes sione tra spirito umano e natura rappresentati da tre figure femminili stilizzate che si intrecciano tra di loro in un gioco di equilibrate simmetrie. Il tema della natura è oggetto anche di un monumentale trittico “Black Man’s Garden” che domina una intera parete della terza sala. Su un fondo bianco emergono fluttuanti nell’aria, alcuni elementi appartenenti al mondo vegetale, animale e umano, le cui forme sono ottenute attraverso un processo di sottrazione dato dall’uso del gesso per cancellare e delimitarne gli spazi e le forme. Accanto sono presenti due opere più materiche simbolo dell’evoluzione pittorica dell’artistica che non procede più con una tecnica sottrattiva ma per accumulazione, tecnica che la condurrà verso la scultura. L’aspetto scultoreo domina la quarta sala del percorso. Qui tre opere recenti, tra cui l’inedita “Future forest” composta in occasione della mostra, dimostrano come la sperimentazione per artista sia uno dei caratteri salienti. Nella sala le opere evidenziano come Suzanne Jackson non faccia più uso di sostegni cartacei e crei le sue sculture attraverso la stratificazione acrilica che ricopre inglobandoli oggetti di risulta come una sedia di vimini o una tegola di un tetto. Il percorso si conclude con opere pittoriche più recenti, sia legate alla stratificazione come alla figurazione: due grandi opere centrali, sospese, in cui uno spessore di acrilico puro fa sia da medium come da supporto, creano in un gioco di colori e ombre, un effetto di volumi pieni e vuoti in cui lo spettatore come gli spazi si rispecchiano e attraversandole con le loro fisicità interpretano metaforicamente il rapporto tra gli esseri viventi e l’uni verso naturale in cui sono collocati, permettendo al visitatore di vivere una vera e propria esperienza sensoriale ricca di emozioni. Alle parete come sintesi delle diverse fasi pittoriche sperimentate dalla Jackson due quadri dalle piccoli dimensioni degli anni ‘70.

I colori e gli effetti che le opere dell’artista generano comunicano al visitatore una profonda vitalità istintiva. I movimenti determinati dai giochi di volumi, magistralmente creati dalle scelte scenografiche con cui sono disposte le opere, rendono la mostra un vero e proprio percorso di sensi e di emozioni attraverso i quali ognuno è chiamato a riflettere sui valori etici dell’artista incentrati sul rapporto e rispetto dell’uomo verso la natura, rievocato anche dalle allusioni visive al nostro passato ancestrale espressione di armonia con l’ambiente.

Furla Series: Suzanne Jackson, Galleria d’Arte Moderna-Milano, 15 settembre-17 dicembre 2023.

( 26 settembre 2023 )

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