Sulla vita di Masaccio, al secolo Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai, si conosce poco. Vasari di lui e sul suo soprannome aveva scritto “Fu persona astrattissima e molto a caso, come quello che avendo fisso tutto l’animo e la volontà alle cose dell’arte sola, si curava poco di sé e manco di altrui. E perché e’ non volle pensar già mai in maniera alcuna alle cure o cose del mondo, o non che altro, al vestire stesso, non costumando riscuotere i danari da’ suoi debitori, se non quando era in bisogno estremo, per Tommaso, che era il suo nome, fu da tutti detto Masaccio. Non già perché ei fusse vizioso, essendo egli la bontà naturale, ma per la tanta straccurataggine, con la quale niente di manco era egli tanto amorevole nel fare altrui servizio e piacere, che più oltre non può bramarsi”. Nel corso della sua breve vita (morì infatti non ancora compiuti i 27 anni), rivoluzionò completamente il linguaggio della pittura dando inizio a quella stagione che poi prese il nome di Rinascimento. L’umanista Cristoforo Landino dirà in merito alla sua portata rivoluzionaria “Fu Masaccio optimo imitatore di natura, di gran rilievo universale, buono componitore e puro sanza ornato, perché solo si decte all’imitazione del vero e al rilievo delle figure: fu certo buono et prospectivo quanto altro di quegli tempi, et di gran facilità nel fare, essendo ben giovane, che morì d’anni ventisei” e il suo stile senza ornati si riscontra in tutte le sue opere così come la sua capacità di rappresentare le figure dal vero introducendo la visione prospettica