Lunedì 7 luglio 2025, ore 1:11

Qatar

Dal falcone al pallone, il sogno dell’emiro si fa realtà

Suggestivi. Impossibili da perdere. Durante un giro in Qatar, ad ogni svolta, sembra che un nuovo stadio di calcio spunti dal deserto: ogni progetto offre una visione futuristica della sua cultura tradizionale. Uno di questi, situato in un’area nota da tempo per l’immersione e la pesca delle perle, ha la forma di un dhow, un’imbarcazione tradizionale che solca le acque del Golfo. Un altro è progettato come un cappello intrecciato noto come gahfiya, indossato principalmente dagli uomini nei paesi del Golfo. Il design di ogni stadio rappresenta la storia e la cultura del Qatar e testimonia le sue ambizioni future sulla scena mondiale. Ma ognuno è stato costruito con l’aiuto di un esercito di lavoratori provenienti dall’estero. E il piccolo paese del Golfo ha intrapreso un’offensiva mediatica a seguito di diversi rapporti che denunciano maltrattamenti e abusi eclatanti, come la morte di 6.500 lavoratori migranti secondo quanto scriveva The Guardian e che noi abbiamo riportato. Dati ”intrinsecamente fuorvianti” replica Hassan Al Thawadi, l’uomo incaricato di guidare i preparativi dell’evento. Da qualche giorno i funzionari della Coppa del Mondo del Qatar stimano ufficialmente un bilancio delle vittime molto diverso, affermando che ci sono stati solo tre decessi legati al lavoro negli stadi e 35 decessi non legati al lavoro. I numeri stridono. Anche perché sono ben 232 i cantieri ad essere stati chiusi dalle autorità per tre giorni per aver violato una legge che vieta il lavoro all’aperto durante l’estate, ammette lo stesso ministero del Lavoro del Qatar. Ma come mai il Qatar, piccolo stato mediorientale con un’unica città, è riuscito ad aggiudicarsi i mondiali di calcio del 2022, riuscendo addirittura a farli giocare d’inverno, per la prima volta nella storia di questo sport? Quali interessi ha il Qatar in Europa? Il Mondiale di calcio del 2022 si svolgeranno nel Paese il cui “sport” nazionale sono la caccia con il falcone e la corsa coi cammelli. Questo dimostra la caparbietà e il potere di condizionamento del piccolo emirato del Golfo Persico nell’aggiudicarsi l’organizzazione della più importante manifestazione sportiva del mondo. Doha usa il calcio, e lo sport in generale, per accrescere il proprio soft power, ovvero l’immagine di forza ed efficienza che intende proiettare nel mondo. Perché l’emirato è ambizioso a 360 gradi, come racconta nel suo Qatar 2022 (Lupetti editore) il vicedirettore di NewsMediaset Gianluca Mazzini. Il Qatar è, da diversi anni, un protagonista della politica internazionale, anche se i più lo conoscono, oltre che per il calcio, solo perché ha acquisito i celebri grandi magazzini Harrods a Londra e le nuove costruzioni del quartiere di Porta Nuova che hanno modificato lo skyline milanese. Dal punto di vista sportivo l’Emirato funziona così: esporta petrolio e importa campioni. Di qualunque disciplina. Il fil rouge che lega il Qatar al calcio si chiama Francia. Il libro di Mazzini lo slega attraverso tre punti chiave: la vittoria del Qatar al bando per i Mondiali del 2022; l’acquisto da parte dell’emiro Nasser Al-Khelaïfi del Paris Saint Germain; il colpo di mercato più importante della storia calcistica: Neymar Junior, dal Barcellona. Eppure l’assegnazione del Mondiale al Qatar è infatti tutto fuorché una storia di sport. In essa s’intrecciano destini politici ed economici con uno scopo politico preciso per il Qatar: rompere l’isolamento diplomatico dei paesi del Golfo, oscurare le critiche sulla democrazia interna e soprattutto far dimenticare le accuse di finanziare il terrorismo islamista. Il mistero dell’assegnazione dei Mondiali parte da lontano, in una storia intricata che parla di sport ma anche di molto altro: lotte geopolitiche, terrorismo, riserve energetiche, fondi di investimento, Al Jazeera, rivoluzioni e Jihad, campioni di calcio e tecnologia, immigrazione e assenza di democrazia. Ricordiamo che l’Emirato del Qatar si estende su un territorio poco più grande dell’Abruzzo. La sua posizione geografica è insieme pericolosa e strategica. Stretto dalla morsa di quattro superpotenze medio-orientali: Bahrein, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e l’Oman, il Qatar si trova nella terra di mezzo del territorio più ricco di petrolio e gas puro al mondo. Più di due milioni di persone costituiscono la forza lavoro migrante del Qatar, che comprende il 95% di tutti i lavoratori del paese. A smussare molti spigoli diplomatici o ad aizzare tensioni interviene Al Jazeera, canale giornalistico e televisivo fondato nel 1996 per volontà dell’Emiro Hamad, con un investimento pari a 137 milioni di dollari (per i primi cinque anni di attività), alla cui storia Mazzini dedica molte pagine del suo libro. E’ questa l’influenza che il Qatar ha potuto esercitare nelle decisioni da prendere sullo scacchiere geo-politico di questa zona – si pensi soltanto alla Primavera Araba o all’annuncio di vendetta contro le forze statunitensi di Osama Bin Laden, trasmesso dalla Cnn con logo Al Jazeera, il 16 ottobre del 2001, poco più di un mese dopo la strage delle Torri Gemelle. L’Inghilterra, ma anche gli Stati Uniti, sono tra i Paesi più ostili ai mondiali nel Paese arabo. Bisogna ricordare che nel 2010, quando la Fifa di Blatter assegnò la Coppa del Mondo 2022, Londra e Washington erano in lizza e per di più tra i favoriti a ottenere la manifestazione. Per Doha i Mondiali hanno un significato che va al di là dell’aspetto sportivo ed economico: sono in gioco l’immagine e la credibilità dell’Emirato. Servono a mantenere costantemente accesa l’attenzione mediatica sulla penisola. La Coppa del Mondo vale “un’assicurazione sulla vita” per il Qatar, almeno fino al 2022″. Resta ora da capire meglio, per gli anni a venire, come cambierà il calcio europeo con gli interventi dei fondi qatarini costruiti sui petroldollari. Tali fondi hanno investito e acquisito anche in altre squadre europee, in Belgio, Spagna, Austria, ma in questi casi si è trattato di operazioni con club minori. In Italia il Qatar sponsorizza con la propria compagnia aerea di bandiera la Roma calcio, ma non ha acquisito quote societarie di club. L’offerta per rilevare il Parma calcio è finita in nulla. 
Raffaella Vitulano

( 13 luglio 2021 )

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