Sabato 14 giugno 2025, ore 6:59

Scenari

Il darwinismo sociale preferisce il suicidio assistito alle prestazioni

Il darwinismo sociale sembra prendere piede nelle idee di molti membri dell’attuale élite politica a livello globale. Tale darwinismo, spesso di labile confine con l’eugenetica, si esprime soprattutto quando le leadership cercano (e spesso trovano) risorse per finanziare guerre e modernizzazione delle armi nucleari, ma invocano austerità quando si tratta di sanità o servizi sociali. Le persono poco o nulla produttive vengono relegate ai margini: sono inutili per una società in cui governi e capitalisti si avvicinano per aiutarvi a morire, mentre vi negano l’aiuto per vivere. 
Una contraddizione disgustosa
La disgustosa contraddizione è proprio questa. Moltissime persone vivono nel dolore a causa dei crimini capitalisti che preferiscono strategie di repressione e/o sottomissione di fronte a un tasso di profitto in calo. Neoliberismo è un’etichetta fuorviante in questo contesto. Concetti apparentemente inediti, come la morte assistita per i senzatetto e gli ansiosi, non dovrebbero essere mistificati quando si manifestano nel disprezzo insensibile per la morte dei vulnerabili. Nonostante si parli tanto di quanto siano incompetenti le nostre élite, c’è un ambito in cui dimostrano una capacità e una determinazione straordinarie: la continua creazione di condizioni per accorciare la vita dei disabili, dei poveri e della classe operaia. La forte denuncia viene da un articolo di Naked Capitalism, che analizza alcuni dei tanti esempi prima di esaminare le possibili ragioni per cui questa situazione sta diventando così sfacciata. Negli Stati Uniti, ad esempio, le politiche a danno dei lavoratori poveri e dei disabili non sono una novità, ma negli ultimi anni hanno assunto una portata esplosiva. Le élite hanno collettivamente dimenticato una pandemia in corso che finora ha ufficialmente ucciso più di 1,2 milioni di persone (anche se il numero è probabilmente molto più alto), ne ha rese molte di più disabili e ha colpito in modo sproporzionato la classe operaia e i disabili. Allo stesso tempo, ogni assistenza viene sottratta. Lo stesso sta accadendo in quella che un tempo era definita Europa sociale, ma che oggi mette ai margini poveri ed indifesi. La posizione ufficiale di molti governi è ormai apertamente che persone deboli semplicemente non valgono investimenti economici. Ma come dice il podcaster Derek Beres “evitando di discutere di istruzione, occupazione, reti di sostegno sociale, status economico e posizione geografica (i determinanti sociali che, secondo gli esperti di sanità pubblica, influenzano i risultati in materia di salute)”, si pratica un’eugenetica soft. In Canada, perfino l’Onu è intervenuta raccomandando al Paese di interrompere il servizio di Assistenza Medica al Morire (Maid), scrivendo che il governo canadese fornirà alle persone disabili sofferenti l’accesso alla morte, senza garantire loro il supporto di cui hanno bisogno per vivere. Nel Regno Unito, il governo sta cercando di tagliare i sussidi di invalidità e di negare ai pensionati l’assistenza per il riscaldamento invernale, anche se il governo laburista di Starmer potrebbe fare un passo indietro su quest’ultima questione. Contemporaneamente, Londra sta valutando anche una legge che preveda il suicidio assistito per i malati terminali, nonostante le resistenze dovute al fatto che un sistema sanitario inefficiente potrebbe spingere le persone a porre fine alla propria vita anziché godere di una scelta informata e adeguata. In tutta Europa, anni di austerità avevano causato un calo dell’aspettativa di vita tra i poveri anche prima della pandemia, il che ha peggiorato ulteriormente la situazione. L’élite europea è determinata a proseguire, tuttavia, con il “riarmo” abbinato a una maggiore austerità sociale, apparentemente per finanziare le armi che garantiranno all’Europa la “sicurezza”. 
Mercati più importanti delle persone
“È sorprendente che il neoliberismo, che sostiene che i mercati siano più importanti delle persone, ceda completamente la politica sociale ai più ricchi e abbracci l’eugenetica?” si chiede l’autore Conor Gallagher. Allo stesso tempo, il fenomeno è accelerato dalla pandemia, dal cambiamento climatico e dall’ascesa di subdoli gerarchici della tecnologia. Il trattamento sempre più diffuso riservato ai più vulnerabili oggi si risolve in una questione di valori sociali, e la scelta per le élite occidentali è chiara. Gli enti pubblici sono sempre più a corto di denaro, e così, come afferma il Disability News Service, sono incentivati a “suggerire l’opzione del suicidio assistito a un malato terminale o a un utente di servizi come un’opzione più economica rispetto a continuare a fornire loro costosi servizi sanitari e di assistenza sociale”. Una vera barbarie. L’eugenetica che scaturisce oggi dalla Silicon Valley ha sempre trovato terreno fertile lì, almeno a partire dalla fondazione della Stanford University nel 1885. Nel suo prestigioso allevamento, a Leland Stanford non importavano particolarmente i cavalli o il loro benessere. Stanford non si accontentava di possedere cavalli, né di possedere i cavalli più veloci del mondo. Si vedeva impegnato in una seria campagna scientifica volta al miglioramento delle prestazioni degli animali da lavoro: l’ippologia, o ingegneria equina. Per Stanford, il capitalista, i cavalli erano macchine biologiche produttive e nelle corse poteva analizzarne la resa secondo parametri semplici e univoci.
Ingegneria equina ed eugenetica
Stanford calcolò che se fosse riuscito ad aumentare il valore di ogni cavallo di 100 dollari, ciò avrebbe fruttato 1,3 miliardi di dollari (più di 30 miliardi di dollari del 2022) agli Stati Uniti, che possedevano circa 13 milioni di cavalli. E non si preoccupava nemmeno della velocità dei cavalli adulti; preferiva piuttosto che la sua azienda agricola li ottimizzasse per un potenziale visibile. Rivoluzionò l’industria equina. Certo, costringendo i puledri a correre prima ancora di saper camminare, si verificavano molti tendini rotti e il “materiale buono” veniva “rovinato”, ma agli occhi di Stanford questo eliminava i deboli. L’università ha contribuito a trasferire questa idea dai cavalli agli esseri umani, e questo tipo di pensiero rimane prevalente nella Silicon Valley. Anche se gli oligarchi occidentali non detengono necessariamente posizioni fasciste, la ricerca del profitto probabilmente li spingerebbe in quella direzione. Il libro di David de Jong del 2022, “Nazi Billionaires”, ne anticipava le mosse.
Raffaella Vitulano

( 5 giugno 2025 )

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