Mercoledì 24 aprile 2024, ore 2:15

G20 Agricoltura 

L’Ue frena sul Prosek e rilancia sulla sostenibilità ambientale 

La Ue intende considerare seriamente le obiezioni dell'Italia sulla questione Prosek e al tempo stesso proteggere le indicazioni geografiche. Non scende l'attenzione sul tema all'indomani del primo sì dato dalla Commissione Ue all'iter di registrazione in Europa del tradizionale vino croato. A tornarci, il commissario Ue all'Agricoltura, Janusz Wojciechowski, nel corso di uno degli eventi organizzati per il G20 dell'Agricoltura in corso a Firenze, sollecitato dal ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli.
"Non abbiamo ancora autorizzato il Prosek. Aspetteremo vostre osservazioni. Per noi è fondamentale proteggere le indicazioni geografiche", ha assicurato Wojciechowski, sottolineando che, la Commissione europea non ha trovato motivi "per rifiutare la richiesta croata, perché il Prosecco e il Prosek sono stati riconosciuti come prodotti differenti. Tuttavia ho ascoltato molte considerazioni da parte dell'Italia, del ministro Patuanelli e delle Regioni. La questione del Prosecco è molto specifica e seria. Considererò in modo molto serio le obiezioni dell'Italia, e su questo aspetto non c'è ancora la parola fine". Il commissario Ue è intervenuto all'Open Forum del G20 sull'Agricoltura sostenibile, organizzato dal ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, che ha visto la partecipazione dei ministri dell'Agricoltura e delegati dei Paesi G20 e non, organizzazioni internazionali, imprenditori agricoli e organizzazioni degli agricoltori. Sempre in tema di sostenibilità ambientale Wojciechowski ha espresso apprezzamento per l'Italia definendola a un buon livello, "perché rispetto ad altri Paesi, le emissioni di gas serra, l'utilizzo di fertilizzanti e concimi di vari genere non è così alto". Apprezzamento da parte del commissario Ue anche per l'agricoltura italiana, in quanto "storia di successo, un settore che va bene, perché si basa su una struttura di piccole e medie imprese, o imprese a conduzione familiare. "Ma di fatto l'indice di produttività delle imprese è molto alta".
Gli onori di casa sono stati fatti dal ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, che in apertura Forum ha augurato ai relatori un impegno comune e una rinnovata alleanza sia a livello internazionale che nel rapporto pubblico-privato per portare avanti le sfide dell'agenda 2030 e procedere insieme verso modelli sempre più sostenibili in coerenza con le problematiche dei singoli territori in cui si sviluppano. Questo evento vuole rappresentare, ha sottolineato il ministro, una finestra aperta dei paesi del G20 verso paesi non G20, le organizzazioni internazionali, le associazioni degli agricoltori, la comunità scientifica imprenditrici e imprenditori agricoli "ma ci si aspetta anche lo sviluppo di un confronto che porti alla carta di Firenze", secondo il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, "a quello che vuole essere un indirizzo strategico per il settore, che restituisca un profilo di centralità all'agricoltura, di naturalità ai prodotti, puntando alla filiera corta, al biologico, all'agroalimentare, alla trasformazione in modo corretto dei prodotti agricoli". Patuanelli ha concluso il Forum con una riflessione: "L'uomo con le sue attività ha causato squilibri di diversa natura, allora dobbiamo trovare un nuovo equilibrio. E l'agricoltura può partecipare a questo percorso di ricerca, attraverso processi di sostenibilità. Uno degli elementi fondamentali perché questo processo accada è l'innovazione". Poi è stato presentato un dato allarmante: ogni anno nel mondo viene sprecato quasi 1 miliardo di tonnellate di cibo, pari al 17% di tutto quello prodotto, con un impatto devastante sull'ambiente e sul clima, oltre che su un'economia. Lo ha rilevato la Coldiretti su dati Onu diffusi in occasione del G20 di Firenze dove proprio lo spreco è uno dei grandi temi al centro del summit. A guidare la classifica degli sprechi sono le abitazioni private, dove si butta mediamente circa l'11% del cibo acquistato, mentre mense e rivenditori ne gettano rispettivamente il 5% e il 2%; un paradosso se si considera che 2,37 miliardi le persone non hanno avuto accesso a un'alimentazione sana nel 2020. Ma il fenomeno determina anche effetti sulla sostenibilità, visto che le emissioni associate allo spreco rappresentino l'8- 10% del totale dei gas serra. Nelle case italiane si gettano mediamente ogni anno 67 kg di cibo per abitante, per un totale di oltre 4 milioni di tonnellate. Il Belpaese è al dodicesimo posto della classifica degli "spreconi" nel G20 che vede in testa gli sceicchi dell'Arabia Saudita con 105 kg, davanti ad Australia con 102 chili e al Messico con 94 chili, mentre i più virtuosi sono russi (appena 33 chili di cibo buttato), sudafricani (40 chili) e indiani (50 chili). Ma se si considerano solo le nazioni dell'Ue i cittadini del Belpaese sono più responsabili dei francesi che in un anno gettano alimentari per 85 chili a testa e tedeschi (75 kg), mentre gli inglesi sono a quota 77 kg.

Rodolfo Ricci

( 17 settembre 2021 )

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