Mercoledì 9 luglio 2025, ore 8:57

Dibattito

La storia è a un punto di svolta. Riflessioni sul declino occidentale

Siamo pronti per il nuovo ordine mondiale?”. Il titolo provocatorio del panel dell’ambizioso vertice del governo mondiale a Dubai la scorsa settimana suggerisce che un nuovo ordine globale sta emergendo ma il mondo, evidentemente, non è pronto per questo. Il World Government Summit 2022 si è tenuto eccezionalmente in tandem con la chiusura di “Expo 2020 Dubai” sotto il tema “Shaping Future Governments”. Il Summit ha riunito leader di pensiero, esperti globali e decisori di tutto il mondo. Obiettivi dichiarati dell’incontro è “dare forma al futuro dei governi” e “creare un futuro migliore per l’umanità”. Obiettivi ambiziosi, come dicevamo, quanto surreali, soprattutto in un contesto mondiale precario come questo. Che poi, diciamolo, ma a che titolo questi signori dovrebbero dare forma al futuro dei nostri governi? Tra i partecipanti c’erano l’immancabile Klaus Schwab, fondatore del World Economic Forum; l’amministratore delegato del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva; il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e il capo dell’Oms Tedros. Schwab sostiene che “la storia è davvero a un punto di svolta”, con l’instabilità economica, i conflitti tra le grandi potenze mondiali e la quarta rivoluzione industriale in arrivo. Ce ne siamo accorti, a dire il vero. Ma il suo discorso che annuncia cambiamenti sistemici e strutturali, catene di approvvigionamento globale, l’energia e i sistemi alimentari profondamente colpiti non mette certo di buon umore. Che si tratti di una guerra, di un attacco cibernetico o di una parte dell’agenda del grande reset, Schwab si frega le mani pronto a cogliere l’ennesima opportunità per non farci possedere nulla e vivere felici, come auspica da tempo. Il governo di Dubai è stato lungimirante nel creare un centro per la quarta rivoluzione industriale in collaborazione con il World Economic Forum. L’obiettivo, secondo Schwab, è quello di “identificare rapidamente il potenziale delle nuove tecnologie e sviluppare i necessari quadri etici e politici per queste nuove tecnologie per garantire che siano incentrate sulle persone e sulla società”. Perché formare i leader dei governi del futuro è fondamentale. Ma dunque un governo mondiale è già ufficialmente nato? E da quando? Dobbiamo esserci persi qualche passaggio. Frederick Kempe, presidente e amministratore delegato dell’Atlantic Council, sostiene che “c’è stata una proliferazione di scritti su chi modellerà il futuro ordine mondiale da quando il presidente russo Vladimir Putin ha lanciato la sua invasione dell’Ucraina”. La sua conclusione è, a suo dire, “allettante”: se l’Ucraina dovesse sopravvivere come paese indipendente, sovrano e democratico, le forze sostenute da Usa ed Europa riprenderanno slancio contro le forze russo-cinesi precedentemente in ascesa. Tuttavia, l’invasione russa dell’Ucraina e il Covid stanno accelerando un cambiamento che sta portando il mondo in una direzione pericolosa, dividendolo in due sfere, una centrata su Washington, Dc, l’altra su Pechino: “Le mie conversazioni a Dubai mostrano scarso entusiasmo o convinzione per questa visione biforcuta del futuro. I partecipanti mediorientali non hanno alcun interesse ad abbandonare le relazioni con la Cina o a rompere con la Russia. Oltre a ciò, i nostri partner del Medio Oriente hanno perso fiducia nell’impegno o nella competenza degli Stati Uniti per la leadership globale dopo il fallito ritiro dell’Afghanistan dello scorso anno”. Il mondo occidentale sta dunque guardando all’Ucraina perché una sua vittoria sposterebbe la traiettoria del declino dell’influenza e della rilevanza transatlantica. Al contrario, una vittoria di Putin, anche a costo enorme sia per i russi che per gli ucraini, accelererebbe il declino occidentale come attore globale efficace. La questione è tutta qui, ed è semplicemente ammessa dal Deep State. In gioco non ci sono confini o popolazioni, ma la sopravvivenza dell’unipolarismo americano. Ed ecco che Frederick Kempe torna alla domanda del panel citando Henry Kissinger (chi altro?) nel mettere in discussione la premessa: “Nessun ordine mondiale veramente globale è mai esistito”, ha scritto Kissinger nel suo libro World Order. La domanda non dovrebbe dunque riguardare il nuovo ordine mondiale, “ma piuttosto se gli Stati Uniti e i loro alleati possono, attraverso l’Ucraina, invertire l’erosione dei guadagni del secolo scorso come primo passo verso l’istituzione del primo vero ordine mondiale. La visione di Kissinger era decisamente diversa da quella attuale: un ordine cooperativo “inesorabilmente in espansione di stati che osservano regole e norme comuni, abbracciano sistemi economici liberali, rinunciano alla conquista territoriale, nel rispetto della sovranità nazionale e nell’adozione di sistemi di governo partecipativi e democratici”. Per plasmare il futuro ordine mondiale, conclude Kempe, gli Stati Uniti e l’Europa devono prima invertire la traiettoria del declino occidentale e democratico in Ucraina. Il resto dovrà seguire.
Raffaella Vitulano

( 5 aprile 2022 )

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