Domenica 28 aprile 2024, ore 3:28

Europa 

La Ue divisa sulle tasse per ripagare il Recovery fund 

Bruxelles è alle prese con le divisioni tra gli Stati membri sulle diverse strade per raccogliere nuove entrate per ripagare i debiti del Recovery fund: lo scrive il Financial Times nell'edizione di ieri. La Commissione europea sta lavorando a tre modi per raccogliere dai 13 ai 15 miliardi di euro all'anno di cosiddette 'risorse proprie’per coprire i costi del debito che comincerà ad emettere quest'anno nell'ambito del Recovery plan da 750 miliardi di euro. La prima strada è espandere il sistema Ue di scambio di quote di emissioni (ETS), che rappresenterebbe circa la metà delle entrate, la seconda è un nuovo meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, e il terzo un prelievo sulle società digitali. Tuttavia, spiega il Financial Times citando diplomatici coinvolti nella preparazione del dossier, la Commissione avrà difficoltà a ottenere il sostegno degli Stati membri, non solo a causa della complessità della progettazione delle tasse e dei prelievi, ma anche a causa della riluttanza in molte capitali a condividere le entrate con l'Ue.
"È abbastanza chiaro che molti Stati membri non vogliono nuove risorse proprie. . . Ci sono tutti i tipi di difficoltà, e non si risolveranno presto", ha detto un diplomatico.
Intanto oggi si riunirà la Corte Costituzionale tedesca di Karlsruhe per discutere sul ricorso presentato contro il Recovery Fund. Ne riferisce Handelsblatt online. Secondo la testata, una decisione dei giudici costituzionali arriverà entro il mese di aprile. Inoltre due pareri presentati dal governo tedesco sono a favore del Recovery, sostenendo che l'istituzione del fondo è perfettamente legale e quindi il ricorso è infondato. In definitiva, il varo effettivo del Recovery fund si sta rivelando molto più complicato del previsto. Mentre per tutti i Paesi membri si avvicina la scadenza di fine aprile entro cui vanno presentati i piani nazionali di ripresa e resilienza, l’iter che deve sfociare nella raccolta di fondi sul mercato da parte della Commissione europea è in alto mare.
A complicarlo - potenzialmente allontanando l’arrivo delle risorse per la ripartenza post Covid - non c’è solo il ricorso d’urgenza alla Corte costituzionale tedesca contro la ratifica. In Polonia è emerso un problema politico non secondario, perché uno dei partiti della coalizione nazionalista di governo è contrario alla clausola sul rispetto dello Stato di diritto e non intende votare il via libera al pacchetto di stimolo.
Non solo: sottotraccia, a Bruxelles è in corso una battaglia diplomatica cruciale sulle cosiddette "nuove risorse proprie", cioè le entrate fiscali aggiuntive di cui Bruxelles avrà bisogno per ripagare gli Eurobond da emettere per finanziare il Next generation Eu. Proprio oggi la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il commissario al bilancio Johannes Hahn presenteranno ufficialmente la strategia di finanziamento per raccogliere a debito i 750 miliardi necessari. Tra l’altro, il ricorso alla Consulta tedesca fa slittare i primi fondi anche per l’Italia. Anche lLe ratifiche nazionali stanno procedendo, ma a rilento. A febbraio la von der Leyen, il presidente dell’Europarlamento David Sassoli e Charles Michel che guida il Consiglio Ue avevano auspicato che fossero tutte completate entro fine marzo, in modo da poter distribuire gli anticipi ai Paesi a giugno. Quell’obiettivo è stato clamorosamente mancato: finora hanno ratificato 17 Paesi su 27. Così ora il traguardo è stato spostato alla fine del secondo trimestre.

Rodolfo Ricci

( 13 aprile 2021 )

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