Sembra evidente che l’attuale generazione di miliardari della tecnologia è meno incline a creare dinastie familiari rispetto ai loro super ricchi predecessori, ma sta ricorrendo ad altri metodi per preservare la propria influenza nel tempo. E’ la conclusione di John P. Ruehl, giornalista australiano-americano residente a Washington, DC, e corrispondente per gli affari esteri dell'Independent Media Institute, in un articolo pubblicato su Nakrd Capitalism. Pochi miliardari, compresi quelli nel gabinetto del presidente Donald Trump , esercitano la stessa influenza dei magnati della tecnologia che lo hanno seguito durante la sua inaugurazione. Elon Musk, ora uno degli alleati più stretti del presidente, sta riorganizzando il governo federale su richiesta di Trump, il che senza dubbio garantirà futuri finanziamenti governativi alle aziende di Musk, quando giungerà il previsto addio con il tycoon Trump tra la fine di maggio e l’inizio di giugno (ovvero alla scadenza del mandato di 130 giorni affidatogli come consulente senior, non eletto, del dipartimento per l’Efficienza governativa (Doge). I recenti licenziamenti da parte di Trump dei commissari federali per il commercio critici nei confronti di Amazon - scrive Naked Capitalism - sono stati nel frattempo interpretati come un cenno amichevole a Jeff Bezos, che ha ritirato l’approvazione del Washington Post a Kamala Harris nelle elezioni del 2024. “Le quattro persone più ricche d’America , Musk, Bezos, Mark Zuckerberg e Larry Ellison, tutte nel settore tecnologico, si sono schierate con Trump in vari gradi. Sebbene motivate politicamente, devono anche destreggiarsi tra il potere consolidato del vecchio denaro americano, poiché storicamente la nuova ricchezza si è spesso scontrata con le élite consolidate. I miliardari della tecnologia di oggi detengono certamente un potere immenso, ma le loro posizioni potrebbero essere ancora più precarie di quelle di dinastie durature di epoche e settori diversi”. Ruehl spiega che per generazioni, le famiglie più ricche del paese hanno mantenuto il loro predominio integrando le loro attività nelle fondamenta economiche della nazione, mantenendo la ricchezza in famiglia. I miliardari della tecnologia stanno seguendo l’esempio, “ma anziché semplicemente trasmettere la ricchezza ai loro eredi, stanno esplorando nuove strutture finanziarie e legali per proteggere le loro fortune”. Sebbene i fondatori della nazione rifiutassero l’aristocrazia, un’élite di proprietari terrieri emerse rapidamente dagli ex colonialisti britannici. Ma con l’arrivo degli immigrati, liberi dai vincoli di una nobiltà privilegiata in Europa, nuovi imprenditori monopolizzarono rapidamente le industrie chiave. Loro e i loro eredi preservarono i loro imperi aziendali dimostrando il loro valore a Washington, assicurandosi sovvenzioni, agevolazioni fiscali, sussidi e altre forme di welfare aziendale. Il giornalista cita il caso di Eleuthère Irénée du Pont, che costruì la prima grande fabbrica di polvere da sparo negli Stati Uniti nel 1802 e ricevette contratti per esplosivi durante la guerra del 1812 e la guerra civile. L’impero siderurgico di Andrew Carnegie fornì ferrovie e infrastrutture per gli sforzi di industrializzazione sostenuti dal governo durante l'era della Ricostruzione, con la Standard Oil di John D. Rockefeller che alimentava case e fabbriche. JP Morgan dettò la politica finanziaria, agendo come prestatore di emergenza del governo nel 1895 e nel 1907 , e la società di Henry Ford fornì veicoli e fabbriche durante la prima e la seconda guerra mondiale. E’ così che i grandi gruppi familiari si sono consolidati. Nel XX secolo, tuttavia, le fortune dell’élite americana iniziarono a scemare a causa delle tasse di successione, di eredi stravaganti, della distruzione dei trust federali e di un clima aziendale in evoluzione. Alcuni, come i Roosevelt, si dedicarono alla politica. Altri incanalarono la ricchezza nella filantropia come il Carnegie Endowment for International Peace e il Rockefeller Council on Foreign Relations, che continuano a plasmare la politica estera. Tuttavia, alcune famiglie hanno resistito fino a oggi mantenendo uno stretto controllo familiare sulle loro aziende, evitando al contempo il controllo pubblico. La famiglia Ford detiene ancora influenza sulla Ford Motor Company. Nel frattempo, la famiglia Cargill è rimasta silenziosamente la quarta più ricca d’America. E mentre altre vecchie dinastie svanivano, nuove prendevano il loro posto. Entro 30 anni dall’apertura del primo Walmart da parte di Sam Walton nel 1962 , i Walton divennero la famiglia più ricca d'America, un titolo che detengono ancora con oltre 400 miliardi di dollari. Diventare indispensabili per il governo consente loro di ottenere benefici: come il più grande datore di lavoro privato della nazione, Walmart ha ottenuto miliardi di sussidi statali e locali. Inoltre, una parte significativa della sua forza lavoro a basso salario fa affidamento sui buoni pasto, spostando i costi del lavoro sui programmi di assistenza pubblica, mentre i negozi Walmart catturano oltre il 25% della spesa annuale per i buoni pasto ( 115 miliardi di dollari ). E così anche le altre famiglie più ricche d'America, come la famiglia Mars (contratti di fornitura alimentare militare) e la famiglia Cargill (agroalimentare). L’élite americana lavora anche per mantenere la ricchezza all’interno della famiglia. Come parte della “wealth defense industry ”, ha trascorso decenni a fare pressioni per indebolire o abrogare le leggi sulle imposte di successione, proteggendo al contempo i beni tramite trust, scappatoie fiscali e fondazioni private. Le società private - chiamate family office - gestiscono fortune multigenerazionali, supervisionando silenziosamente i trasferimenti di ricchezza e gestendo le controversie. La nuova generazione di oligarchi tecnologici ultraricchi esercita un potere enorme, ma incontra ostacoli nel garantire la propria eredità. Il passaggio di Musk dai circoli democratici agli alleati repubblicani evidenzia una continua ricerca di una base politica protettiva, mentre Zuckerberg ha anche dovuto affrontare attacchi da entrambe le parti dello spettro politico. A differenza delle famiglie dinastiche, gran parte del loro capitale è legato a settori tecnologici volatili, in gran parte in azioni, private equity e venture capital, piuttosto che a stabili proprietà terriere e industrie tradizionali. Le fluttuazioni di mercato hanno cancellato centinaia di miliardi del loro patrimonio netto dal giorno delle elezioni, esponendo questa vulnerabilità. L’espansione della tecnologia ha anche innescato scontri con famiglie benestanti consolidate. Musk e i Koch hanno litigato sui sussidi per le risorse naturali contro i veicoli elettrici. Walmart, un tempo allineata con Tesla nella promozione delle energie rinnovabili, ha poi citato in giudizio Tesla nel 2016 per i molteplici incendi di pannelli solari collegati a SolarCity. Il desiderio di Bezos di spodestare Walmart dal ruolo di principale rivenditore del paese ha visto tensioni che risalgono a decenni fa, quando nel 1998 Walmart ha fatto causa ad Amazon, sostenendo di aver rubato 15 dirigenti Walmart per ottenere informazioni sui suoi sistemi di vendita al dettaglio computerizzati. I tagli alla spesa per i buoni pasto proposti potrebbero ora danneggiare Walmart, poiché Musk e Bezos cercano modi per sfidare gli interessi commerciali della famiglia Walton. Il background pro-big business di Trump potrebbe anche consentire ai miliardari della tecnologia di promuovere le loro visioni in modo più efficace rispetto ad altri presidenti. Tuttavia, le sue passate dispute con la Silicon Valley, inclusi i processi contro Google e Meta, ma l’imprevedibilità de presidente e del suo approccio potrebbe facilmente sconvolgere i loro piani a lungo termine.
Raffaella Vitulano