Effetto traino. Oltre la paura, anche la vittoria schiacciante del partito laburista inglese potrebbe aver contribuito al coup de théatre, anche se non sembra poi così troppo evidente che, in generale e negli ultimi giorni precedenti al voto, i francesi abbiano davvero guardato altro dal loro ombelico. Magari, a vedere tutte quelle bandiere rosse dall’altra parte della Manica, a qualcuno è venuta voglia di andare a votare, anche per candidati che non erano di sinistra, così come obbligava l’accordo di desistenza. E infatti la logica del “tanto peggio tanto meglio” non è passata. La gauche ha fatto il pieno (182 seggi) e il partito di Macron (Ensemble) ne esce benissimo, seconda forza parlamentare (168) davanti Le Pen (143). Ora la palla ce l’ha di nuovo Macron, sotto pressione da domenica sera alle 20.12, quando a prendere la parola è stato Jean-Luc Melenchon. “Il presidente deve inchinarsi di fronte al risultato della sinistra e ha il dovere di chiamare il nuovo fronte popolare a governare: siamo pronti, applicheremo il nostro programma”, ha detto il leader de La France Insoumise, che dopo pochi minuti dal primo exit poll ha salutato una vittoria della sinistra “che si pensava impossibile”.
Dall’Eliseo fanno sapere che il presidente attenderà la struttura definitiva della nuova Assemblée (che non una ha maggioranza) per “prendere le decisioni necessarie”. Da quanto è filtrato nelle scorse ore, Macron invita alla prudenza e all’analisi dei risultati per capire a chi dovrà essere assegnato il mandato per il nuovo governo. Al suo staff, Macron ha predicato “umiltà”, pur riconoscendo che dopo 7 anni di presidenza i partiti di centro hanno evitato la debacle e sono “ancora vivi”. Ora, però, c’è da gestire il dossier Nfp. E una maggioranza che non c’è. Non ne fa mistero, Raphael Glucksmann, che smorza un po’ gli entusiasmi, pur riconoscendo il successo del fronte popolare. “Siamo in testa, ma in un’assemblea divisa, e bisogna comportarsi da adulti: dovremo confrontarci e dialogare. Il cuore del potere è stato trasferito all’Assemblea nazionale, ed è un cambiamento della cultura politica che è necessario e che sarà fondamentale”.
L’ex primo ministro Edouard Philippe, a fronte di un risultato che ha portato solo una forte “indeterminazione”, chiede una grande coalizione, escludendo però i partiti di Le Pen e di Melenchon. Il ragionamento lo completa François Bayrou, presidente del Modem, che ammette i risultato “inimmaginabile” del Nfp, per poi osservare che “nessuno ha vinto”, perché gli elettori sono andati in massa a votare solo “per impedire che Rn avesse la “maggioranza assoluta”. Ci risiamo, dunque. Turarsi il naso, per evitare il peggio, ma con quella strana sensazione, una volta finiti baci e abbracci in piazza, che il vero peggio abbia ancora un grande futuro davanti a sé.
E allora sotto con i ringraziamenti. “Merci, merci, merci!”, scrive Marylise Leon sul suo profilo X. “Grazie alla mobilitazione abbiamo evitato il peggio. Il prossimo governo - dice la segretaria generale della Cfdt - dovrà coinvolgere tutti gli attori della società civile per ascoltare finalmente le reali preoccupazioni dei cittadini”. E’ “una vittoria incredibile”, afferma Sophie Binet della Cgt. “La Repubblica e la democrazia hanno vinto contro l’estrema destra, nonostante il caos creato da Macron. Abbiamo bisogno di cambiamenti nelle nostre vite: abrogazione della riforma delle pensioni, aumento degli stipendi e delle pensioni”.
Pierpaolo Arzilla