La uccisione dell’ex premier giapponese Abe consoliderà il potere del primo ministro Kishida. E’ l’analisi per The Diplomat, sito Usa dedicato all’Asia, di Kosuke Takahashi - corrispondente a Tokyo per Janes Defense Weekly - che spiega come l’ex premier, nonostante il suo ritiro da incarichi pubblici dopo essersi dimesso dalla carica di premier due anni fa, rivestisse ancora un’importanza cruciale in Giappone, essendo, di fatto, il kingmaker della politica nipponica. E le onde d’urto politiche dell'assassinio di Abe stanno appena iniziando a farsi sentire con le elezioni della camera alta. L’8 luglio scorso è stato un giorno molto scioccante per l’intera nazione: Abe Shinzo, il primo ministro più longevo del Giappone, è morto dopo essere stato colpito nell’antica capitale di Nara. È diventato improvvisamente un tragico eroe non solo in Giappone, ma anche in il resto del mondo. Per i giapponesi, l’incidente ha la stessa portata dell’assassinio del presidente John F. Kennedy per gli americani. E la sua morte potrebbe comportare la revisione di equilibri in tutto il mondo perché, nonostante la distanza, il Giappone rappresenta dal dopoguerra - a livello globale - il punto di intersezione tra le politiche occidentali e quelle orientali. Abe era stato un volto molto familiare nelle notizie quotidiane per decenni in Giappone. Era lo statista più popolare - e più potente - dei giorni nostri. Sebbene Abe abbia affrontato molti scandali a livello nazionale, come le richieste di finanziamento della festa dei fiori di ciliegio in Giappone, non si può negare che fosse un attore di spicco sulla scena globale con una visione strategica. Estroverso, per molti versi era un politico notevole, un raro tipo di giapponese. Il suo assassino quarantunenne, Yamagami Tetsuya, ha reso il mondo consapevole della vulnerabilità delle misure di gestione delle crisi del Giappone. Il Giappone ha alcune delle leggi sulle armi più severe al mondo, quindi è evidente che la polizia non si aspettava una sparatoria con una pistola fatta in casa. Deve essere stata una sorpresa totale, al di là della portata delle loro ipotesi. Perché, allora, la polizia di Nara è stata colta così alla sprovvista? “Direi che i giapponesi come società si sono così abituati alla pace che non siamo ben preparati per lo scenario peggiore” spiega Takahashi. L’indagine sull'assassinio di Abe potrebbe rivelare un lato oscuro delle relazioni tra religione e politica, in particolare i politici conservatori. Abe è stato ucciso a colpi di arma da fuoco durante un evento elettorale dell’ultimo minuto, appena due giorni prima delle elezioni della camera alta del Giappone. Nella votazione del 10 luglio, i cosiddetti voti di simpatia hanno sicuramente rafforzato l’Lpd dopo l’assassinio di Abe. Secondo il sondaggio d’opinione di TV Tokyo domenica sera, il 13% dei telespettatori ha affermato di aver cambiato il partito per cui ha votato dopo l'assassinio. Nella nota di The Diplomat, Kosuke Takahashi spiega come Abe avesse ancora il controllo del suo partito, i liberaldemocratici, il più importante del Paese. E ciò grazie alla sua corrente, che sommava il 40% dei membri del partito. Un ruolo che lo aveva portato anche in rotta con il suo successore Fumio Kishida, che era stato suo ministro degli Esteri. Dissidio che si era palesato in pubblico, cosa inusuale in Giappone. A metà giugno, i media giapponesi come il conservatore Sankei Shimbun hanno riferito dell’ultima scaramuccia tra Kishida e Abe. Kishida aveva sostituito il vice ministro della Difesa Shimada Kazuhisa con Suzuki Atsuo, che aveva servito come commissario dell'Agenzia per l'acquisizione, la tecnologia e la logistica sotto il Ministero della Difesa. La nomina, entrata in vigore il 1° luglio, è stata decisa anche se il ministro della Difesa Kishi Nobuo, fratello minore di Abe, aveva chiesto che Shimada fosse mantenuto al vertice dell’amministrazione del ministero prima di una revisione pianificata dei principali documenti sulla politica di difesa del Giappone, compresa la Strategia nazionale di sicurezza verso fine anno. Kishida ha respinto tale richiesta, affermando che il governo limita abitualmente il mandato del viceministro a due anni. Shimada ha lasciato l'incarico di vice ministro il 1 luglio, ma Kishi lo ha nominato consigliere speciale del ministro e consulente del ministero entro la giornata. Per questo motivo, gli esperti politici giapponesi si stanno concentrando sul fatto che Kishida sostituirà Kishi nel prossimo rimpasto di governo. Sia il rimpasto di governo che quello dell’Lpd dovrebbero essere effettuati questa estate allo stesso tempo. Se Kishida rimuove Kishi e Takaichi, ciò significherà che il primo ministro è riuscito a rafforzare la sua base di potere. Il cambiamento costituzionale è stato a lungo il sogno di Abe e molti membri dell’Ldp potrebbero volerlo realizzare nella sua memoria. Il suo sogno, cioè, sarà realizzato da Kishida, grazie al fatto che nelle recenti elezioni le forze che lo sostengono, per effetto dell’assassinio, hanno conquistato i tre quarti del Parlamento, maggioranza necessaria alla modifica in questione. Sarà così avviata una politica estera più muscolare, prospettiva che non promette nulla di buono per la pace globale, se si tiene conto che il Giappone è giocoforza ingaggiato nella disfida Usa - Cina. Se poi consideriamo il fatto che “sarà altamente improbabile che il Giappone vedrà elezioni nazionali nei prossimi tre anni. Questo è chiamato il triennio d’oro per i partiti al governo, il che significa che possono fare ciò che vogliono in questo periodo” come scrive l’analista giapponese, la prospettiva giapponese si fa davvero interessante.
Raffaella Vitulano